mercoledì 18 marzo 2009

Quando gli effetti speciali sostituiscono la medicina

La qualità della vita del Disabile trattato con protesi hi-tech è nettamente più elevata in termini di capacità di movimento, cura della persona e proseguimento delle abituali attività.
Questa storia, o meglio, questa favola ne è una conferma.


















Ariel aveva le pinne, ma avrebbe dato tutto per avere le gambe e vivere sulla terra. La sua storia è più triste di quella della la sirenetta Disney: lei le gambe le ha perse quando era bimba e il suo sogno era quello di trasformarsi in una sirena. Per anni Nadya Vessey, di Auckland, Nuova Zelanda, prima di nuotare era costretta a togliere le protesi che le permettono di camminare. Ora indossa la sua coda in neoprene e si sente una ninfa del mare. Grazie ai costumisti de Il Signore degli Anelli. Aveva 7 anni Nadya, quando subì l’amputazione di una gamba. Undici anni più tardi perse anche l’altra: un difetto genetico impediva ai suoi arti inferiori di svilupparsi normalmente. Un giorno un bimbo domandò: «Perché non hai le gambe?». «Perché sono una sirena», rispose. Scherzava, ma l’idea le rimase in testa. Per anni.
Nel 2007 si decise e scrisse una lunga lettera alla Weta Workshop di
Wellington, azienda premio Oscar per gli effetti speciali di vari kolossal, tra cui le versioni in celluloide dei romanzi di John R.R.Tolkien, King Kong e Le Cronache di Narnia, per chiedere che le venisse costruita una coda simile a quella di una sirena. Neanche ci sperava troppo, ma la Weta disse sì. Due anni di studio, 8 creativi al lavoro, un capolavoro di risultato: una protesi in neoprene, il materiale delle mute subacquee, con scaglie dipinte a mano sulla superficie. «Volevamo che Nadya fosse bellissima», spiega Lee Williams, creativa della Weta. E lei, che ha provato in questi giorni la sua coda nelle acque di Kilbirnie, si sente bellissima: «E’ magnifico, ora sono davvero come la sirenetta Ariel»

1 Nadya Vessey
2 Nadya Vessey
3 Nadya Vessey
4 Nadya Vessey

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