lunedì 23 novembre 2009

CIAO FRANCO

Ricordo di Franco Madaro attraverso la testimonianza
di Filippo Tassara
















Franco Madaro

Ho la voglia intima di ricordare un amico caro che quest’anno ci ha lasciati: Franco Madaro.
Voglio ricordarlo attraverso il breve racconto della prima tappa del “Giro d’Italia a nuoto” di Salvatore Cimmino che abbiamo avuto l’onore di organizzare insieme alla Società “Nuotatori Genovesi” . Abbiamo risposto alla richiesta di Salvatore e nel promettergli l'assistenza organizzativa della prima tappa della sua impresa, abbiamo deciso di farlo partire da Cogoleto (Associazione Mauro Cavallino) e arrivare a Voltri (S.S.N.Mameli) con un percorso di 10 Km. Definita la data del 26 maggio 2007 , mancavano solo le imbarcazioni necessarie all’assistenza (giudici, medico e ssistenti tecnici), almeno cinque per essere tranquilli perché Salvatore sarebbe stato compagnato nell’impresa dai nostri nuotatori Silvia Bresolin, Mattia Alberico, Edoardo Stochino, Gianni Fontanesi e…udite, udite Luca Baldini e Marco Formentini.














Voltri, 26 maggio 2007

Il primo a rispondere all’invito fu proprio Franco, con la sua imbarcazione di 7 metri, promise di partire dal porto di Genova di buon ora, portando con sé Carlo Mura, giudice arbitro, che avrebbe ufficializzato l’impresa. Altre imbarcazioni mi furono promesse da organizzazioni nautiche di Cogoleto e Arenzano di cui non voglio ricordare il nome. Il pomeriggio precedente accompagnai Salvatore ad effettuare un sopralluogo nel tratto finale del percorso; in pratica la grande spiaggia che accompagna chi arriva da ponente lasciando gli scogli del “Mulino di Crevari” fino alla foce del torrente Leira, davanti alla piscina della gloriosa Nicola Mameli. Fu un vero piacere veder nuotare i nostri eroi in un mare calmo come olio e assaporare i profumi di un tramonto tipicamente voltrese con una serie di colori degni di un bravo impressionista.
Dopo la conferenza stampa all’hotel S.Biagio ci salutammo con la promessa di trovarci all’indomani mattina sulla spiaggia di Cogoleto ospiti di Franco Cavallino, pronti per la partenza. Quello che successe durante la notte solo “Giove pluvio” lo sa; pioggia, vento e mare mosso potevano significare l’annullamento della prova. Nessuna imbarcazione poteva essere calata in mare da riva. Quindi nessuna assistenza. Solo Franco puntuale con la sua “Roan Prima” si presentò incrociando davanti alla spiaggia di Cogoleto pronto a fornirci tutta l’assistenza possibile, insieme a lui Carlo Mura, giudice F.I.N.. Salvatore portò a termine la sua prova, iniziando così l’avventura del Suo Giro d’Italia, trasformato quest’anno in Giro d’Europa e il prossimo in Giro del Mondo. Che orgoglio essere stati con lui quel giorno, ma il pensiero più caro è per Franco Madaro, amico e sicuro punto di riferimento in mille situazioni. Capace con le sue mani di inserirsi nei microscopici ingranaggi di un orologio (era la sua passione) o nel realizzare un contenitore di attrezzi natatori utile alla squadra di nuoto. Sempre disponibile e capace di condividere, creando
entusiasmo, le iniziative che ci proponevamo di attuare.

Grazie Franco, per esserci stato amico, sarai sempre nei nostri cuori.

Filippo Tassara

GOODBYE FRANCO

In memory of a seafaring man, Franco Madaro, a testimonial by Filippo Tassara















Dover, 30 luglio 2009


I dearly want to remember a close friend who left us this year, Franco Madaro.
I want to remember him through a brief account of the first stage of the “Swimming tour of Italy” of Salvatore Cimino, which we had the honour to organize together with the “Nuotatori Genovesi” club.
We answered Salvatore’s request, promising him organizational assistance for the first stage of his challenge and decided to organize it from Cogoleto (Associazione Mauro Cavallino) arriving at Voltri (S.S.N. Mameli) which is a 10 km stretch of water.
The date was fixed as 26th May 2007, and we only needed to find the boats to assist Salvatore (Judges, doctor and tecnical assistance), at least five to be on the safe side, and Salvatore would be accompanied in his challenge by our swimmers Silvia Bresolin, Mattia Alberico, Edoardo Stochino, Gianni Fontanesi and, listen to this, Luca Baldini and Marco Formentini.















Cogoleto, 26 maggio 2007

The first to reply to the invitation was Franco, with his 7 metre boat, promising to leave the Port of Genova in plenty of time, bringing with him Carlo Mura, a Swimming Judge, who would make the challenge official. Other boats were promised by naval organizations in Cogoleto and Arenzano who’s names I don’t recall.
The previous afternoon, I accompanied Salvatore to check out the final stretch of the swim, which is a large beach which accompanies who arrives from Ponente leaving the rocks of the “Mulino di Crevari” until the mouth of the river Leira, in front of the glorious swimming pool Nicola Mameli.
It was a real pleasure to see our heroes swim in a sea as calm as oil and savour the perfume of a typical Voltrese sunset with a series of colours worthy of one of the great impressionists.
After the press conference at the Hotel San Biagio, we said goodbye, promising to meet the following morning on Cogoleto beach, guests of Franco Cavallino, ready for departure.
What happened during the night, only “Giove Pluvio” knows – rain, wind and rough sea meant the annulment of the event was a real risk. No boats could be lowered into the sea from the bank, so no assistance. Only Franco, punctual with his “Roan Prima” came, crossing in front of the Cogoleto beach, ready to give us all the assistance he could and with him Carlo Mura, the Federal swimming judge.
Salvatore concluded his challenge, beginning the adventure of his Tour of Italy which was transformed this year into the Tour of Europe, to be followed by the Tour of the World. We are so proud to have been with him on that first day, but our fondest thoughts go to Franco Madaro, friend and solid reference point in thousands of situations. With his able hands, he could insert microscopic cogs of a watch (this was his passion), or build a container of swimming equipment useful to the swimming team. He was always available and capable of sharing and creating enthusiasm for the initiatives we came up with.

Thanks Franco, for having been a friend, you’ll always be in our hearts.


Filippo Tassara

martedì 10 novembre 2009

Disabilità, una risorsa?




















Trieste, 31 ottobre 2009

Istituto Tecnico per Geometri "MAX FABIANI"

Incontro con gli studenti delle medie superiori di Trieste
nell' ambito del progetto "Scuola della corsa e della maratona" "Disabilità, una risorsa?"
organizzato dal Presidente della FIDAL,
( Comitato Friuli Venezia Giulia ),
Giuseppe Donno

Innanzitutto voglio esprimervi tutta la mia soddisfazione, e consentitemi, anche tutto l’ orgoglio oltre che di essere qui in mezzo a voi anche per il successo e l’ affetto che ho riscosso presso la vostra comunità.
Il sostegno che ho ricevuto in giro per l’ Italia prima, e per l’ Europa dopo mi permette di lavorare con convinzione ed entusiasmo. Sono questi momenti, di partecipazione, di condivisione che contribuiscono in larga misura alla costruzione di una società più consapevole, più attenta, più sensibile e più accogliente nei confronti delle persone disabili.
La disabilità rappresenta un ostacolo insidioso nella vita di tutti i giorni: le limitazioni che ne conseguono compromettono quelle funzioni che la gente considera normali. Patologie come malattie ereditarie o congenite, un trauma, possono causare queste difficoltà. I giovani, per esempio, possono subire a causa di incidenti stradali traumi tali da costringerli sulla carrozzina per il resto della loro vita; molte persone ancora attive possono cadere vittima di incidenti sul lavoro, di malattie neurologiche che ne limitano la mobilità e le facoltà cognitive.
Chi è disabile ha gli stessi diritti volti al massimo rispetto e considerazione, la stessa dignità umana di un normodotato.
Molto spesso una persona disabile sviluppa un’ umanità più ricca, una consapevolezza di sé e del mondo che lo circonda più profonda, un atteggiamento verso la vita più equa, più appropriato.
Ray Charles sosteneva che le cose ci vengono date affinché le trasformiamo in qualcosa di prezioso, Lui divenne cieco da bambino ma questo non gli impedì, anzi lo aiutò a diventare uno dei più grandi musicisti di sempre. Diceva: la musica ce l’ ho nel sangue, ma l'energia e la gioia sono state lo strumento con cui ho suonato una vita meravigliosa. Ray non è stato un caso isolato: artisti, scienziati, politici hanno convissuto e continuano a convivere con la disabilità che non gli ha impedito di realizzare i loro sogni.
Purtroppo la nostra società non favorisce, quindi non solidarizza, non incoraggia e non agevola l’ integrazione, nel suo seno, le persone disabili: pregiudizi, limitazioni strutturali, barriere architettoniche, impediscono un ‘ esistenza dignitosa. Il nostro sistema limita la nostra visibilità e la nostra mobilità. Le barriere più ostinate, i muri più solidi sono quelli di carattere psicologico e mentale che ci precludono la condivisione del mondo, quindi dello stesso destino.
Le persone disabili sono in grado di offrire moltissimo, non solo in relazione di competenza professionale, ma anche e soprattutto di umanità, di genuinità di calore umano.
Quali sono le barriere che limitano l’ esistenza di una persona disabile? Sono quelle che impediscono di fare le cose normali: andare in un ristorante, in un negozio, in una toilette, senza trovare ostacoli che ne impediscono l’ accesso.
Ma per accessibilità non s’ intende solo mancanza di barriere fisiche, ma anche disponibilità e cortesia, perché l’ accessibilità va oltre la presenza di ascensori e di parcheggi, di bagni e di uffici facilmente raggiungibili.
Un’ altra cosa che vorrebbe fare la persona disabile, un bambino, un ragazzo in particolare, è quello di divertirsi e dedicarsi allo sport.
Partendo dalla mia esperienza foraggiata non da studi approfonditi o particolari conoscenze, ma semplicemente dal vissuto di “diversamente abile”, il valore dello sport come strumento è fondamentale per il recupero e l’ integrazione delle persone disabili.
È stato il mondo dello sport che per primo ha voluto ascoltarmi accogliendo in pieno il mio progetto e sostenendolo in maniera decisiva.
Ed è stato nuotando che ho sentito di potermi esprimere pienamente dal punto di vista fisico, dimenticando, dopo tanti anni, di essere privo di una gamba.
Credo che queste sensazioni possano contribuire al recupero da parte dei disabili - di qualsiasi età, ma specialmente dei più giovani - di quelle potenzialità residue che altrimenti non troverebbero il modo di esprimersi, aiutandoli ad acquisire una maggiore consapevolezza del proprio corpo e, conseguentemente, rafforzandoli dal punto di vista emotivo.
Ho capito che per noi disabili è importante “stare” nel mondo, cercare di incidere sui processi di socializzazione e integrazione, testimoniare il valore della diversità, lottare per affermare i propri diritti.
Oggi, la tecnologia ha superato le più rosee previsioni, nel campo dei presidi protesici, i risultati sono avanzatissimi: i nuovi dipositivi protesici consentono una qualità di vita inimmaginabile fino a qualche anno fa, riducendo di molto i problemi legati ad una postura e a una deambulazione scorrette.
Purtroppo, in Italia, a differenza di quanto accade in altri paesi europei, questi strumenti non vengono forniti dal servizio sanitario nazionale se non a costo di lunghi e complicati percorsi burocratici.
Il Nomenclatore tariffario, strumento che regola la fornitura dei presidi protesici, non viene aggiornato dal 1992 e dunque non tiene conto dei progressi fondamentali ottenuti dalla ricerca.
Si tratta di un caso di vera miopia culturale da parte di un paese come l’Italia che invece, in ambito normativo, vanta leggi avanzatissime e, soprattutto a livello di istituzioni locali, spesso pone grande attenzione all’integrazione e all’assistenza dei disabili. La vostra regione, le istituzioni che la sorreggono sono un esempio da seguire.
Da qui è partita la mia “battaglia”, che mi ha portato in giro per l’Italia e per l’Europa consentendomi di vivere un’esperienza unica e irripetibile soprattutto dal punto di vista umano:
E questa consapevolezza l’ho avuta piena nel corso di questi anni quando ho conosciuto, dalla Calabria fino in Croazia, passando per la Slovenia, la Danimarca , la Svezia, la Francia, la Spagna, l’ Inghilterra, persone straordinarie che da sempre si occupano con dedizione, passione e competenza di integrazione dei disabili attraverso lo sport.
Da loro ho ricevuto una grande lezione e grazie a loro oggi mi sento di poter contribuire appieno alla realizzazione di un mondo migliore, un mondo senza barriere capace di valorizzare al massimo le potenzialità di ognuno.
In conclusione, includere i bambini, i ragazzi disabili nella scuola sicuramente servirà a sconfiggere la diffidenza, ma immancabilmente migliorerà la scuola.
Includere le persone disabili nel mondo del lavoro, sicuramente gli darà la possibilità di partecipare come protagonisti nella vita del Paese, nello stesso tempo migliorerà le condizioni di lavoro.
Includerci nella società, abbattendo le barriere fisiche e morali, sicuramente ci avvantaggerà, ma immancabilmente ne beneficieranno tutti, a partire dalle mamme, ai bambini agli anziani.

Salvatore Cimmino

Disabilities, a resource?















Istituto Tecnico per Geometri "MAX FABIANI"

Trieste, 31 ottobre 2009

Meeting with students of Trieste

I’d like to express my satisfaction and pride at being with you,and thank you for the enthusiasm and affection I’ve found in your community.
The support I received during my tour of Italy first, and then during my tour of Europe help me to work with conviction and enthusiasm. It’s these moments of participation and sharing which contribute greatly to building a society which is more aware, more careful, more sensitive and more welcoming towards the disabled.
Disability represents an insidious obstacle in daily life. The limitations which result compromise many things which people consider normal. Pathologies such as hereditary or congenital illnesses can create this problem. Young people for example are frequent victims of road accidents which can confine them to a wheelchair for the rest of their lives; many active people are victims of accidents at work or neurological illnesses which can limit their mobility or cognitive faculties.
People who are disabled have the same right to respect and human dignity as “normal” people.
Often, a disabled person develops a humanity which is richer and a deeper awareness of his or herself and of the world which surrounds him, an attitude to life which is more balanced and appropriate.
Ray Charles maintained that things are given to us so that we can transform them into something precious. He became blind as a child, but this didn’t stop him, or rather it helped him to become one of the greatest musicians of all time. He said : “I have music in my blood but energy and joy are the instruments with which I have played a marvellous life”. Ray wasn’t an isolated case: artists, scientists, politicians have lived with and continue to live with disabilities which haven’t stopped them from reaching their dreams.
Unfortunately, our society doesn’t favour or sympathize with, doesn’t encourage and doesn’t help the integration of disabled people: Prejudice, structural limitations, architectural barriers impede a dignified existence. Our system limits our visibility and our mobility. The most obstinate barriers, the most solid walls, are the mental and psychological ones which preclude sharing our world.
Disabled people can offer a great deal, not only professional competence, but also and above all humanity and sincere human warmth.
Which are the barriers which limit the existence of a disabled person? They are those which inhibit us from doing normal things: going to a restaurant, a shop, a toilet without finding obstacles which impede our access.
But by accessibility I don’t just refer to the absence of physical barriers, but also willingness to help and courtesy, because accessibility goes beyond the presence of lifts and car parks, toilets and easily accessible offices.
Another thing which disabled people want to be able to do, in particular children, is sport.
Based on my personal experience as a disabled person, and not on particular studies or knowledge, the value of sport is a fundamental instrument for the recovery and integration of a disabled person.
The world of sport was the first to listen to me, embracing my project and sustaining it decisively.
And by swimming, I felt that I could express myself fully physically, forgetting after so many years that I was one leg short.
I think that these sensations can contribute to the recovery by disabled people – of any age, but above all the youngest – of those residual potentialities which other wise wouldn’t have any way of expressing themselves, helping them to acquire a greater awareness of their own body and as a consequence reinforcing them emotionally.
I have seen that for us disabled it’s important to “be” in the world, to try to make a mark on the process of socialization and integration, to testify to the value of diversity, and fight to affirm our rights.
Today, technology has overtaken the most optimistic previsions in the field of artificial limbs and the results are incredibly advanced. The latest prostheses consent a quality of life which wasn’t imaginable until a few years ago, reducing greatly many of the problems linked to incorrect posture and walking.
Unfortunately in Italy, unlike other European countries, these instruments aren’t distributed by the national health service, unless you follow a long and complicated bureaucratic procedure.
The paper which regulates the provision of prostheses hasn’t been updated since 1992 and so doesn’t take into consideration the most recent progress achieved by research.
This is a real case of cultural short sightedness by a country like Italy which, as far as regulations and laws go, is extremely advanced above all regarding local institutions, and which often pays great attention to the integration and assistance of the disabled. Your region, and the institutions which support it are an example to follow.
This is where my “battle” began. This is what made me swim around Italy and around Europe, allowing me to live a unique and unrepeatable experience especially from a human point of view.
And I became fully aware of this during the past few years when I met, from Calabria to Croatia passing through Slovenia, Denmark, Sweden, France, Spain and England, some extraordinary people who continually work towards the integration of the disabled through sport.
From them I learned a huge lesson, and thanks to them, today I feel I can contribute fully to the realization of a better world, a world without barriers able to understand the value and maximize the potential of each of us.
To conclude, including children, disabled kids in school will certainly help to combat diffidence, and will certainly enrich the school.
Including disabled people in the world of work will allow them to be part of the life of our country and at the same time will help to improve work conditions.
Including us in society, eliminating physical and moral barriers will certainly help us, but above all everyone will benefit, be it mothers, children or senior citizens.

Salvatore Cimmino

lunedì 2 novembre 2009

Progetto: Nuotando Diversamente




















Sono particolarmente grato dell’invito che avete voluto rivolgermi perché credo che la condivisione delle esperienze, in ogni campo e particolarmente nel campo dell’handicap, costituisca uno strumento fondamentale di crescita e sostegno per quanti, quotidianamente, vivono con fatica un disagio fisico o mentale di difficile gestione.
Sono i momenti come questo, di studio, riflessione e proposta, che contribuiscono in larga misura alla costruzione di una società più consapevole, attenta e accogliente nei confronti della disabilità.
Il mio contributo non nasce da studi approfonditi o particolari conoscenze legislative. È solo l’esperienza, il vissuto di “diversamente abile” che mi consente, con grande umiltà, di intervenire in un campo, quello dello sport e disabilità, che credo abbia tanto da offrire a un percorso di recupero e integrazione delle persone disabili in un contesto sociale costruito perlopiù a misura di “normalità”.
Quando, a quattordici anni, subii l’amputazione della gamba destra a seguito di un osteosarcoma, la sensazione che provai fu di grande paura e abbattimento. Le cure attente dei medici, l’entusiasmo dei riabilitatori del centro protesi di Budrio, l’affetto della famiglia e, soprattutto, il tempo, mi hanno aiutato a elaborare questa nuova condizione fino a raggiungere una condizione di vita serena. Oggi ho un lavoro, una famiglia e credo di aver superato in maniera soddisfacente un percorso di vita certamente ricco di ostacoli e momenti di sconforto ma, e questo è quello che maggiormente conta, ricco anche di opportunità e di momenti di vero arricchimento emotivo. L’unico rammarico è di essermi avvicinato tardi a questo meraviglioso mondo abitato da persone intelligenti come voi, che quotidianamente si occupano di costruire una società fatta di integrazione e sostegno.
Da qualche anno sono impegnato in un Giro d’Italia e d’Europa a nuoto. Lo faccio perché con questa modalità di “lotta” cerco di intervenire su di un tema specifico, quello della fornitura delle protesi agli amputati: in questo campo la ricerca scientifica e tecnologica non si è mai fermata e ha raggiunto risultati davvero straordinari, arrivando a costruire protesi elettroniche in grado di ridurre al minimo i disagi fisici, consentendo quindi una qualità della vita decisamente maggiore. Purtroppo in Italia il nomenclatore tariffario, che è il documento su cui si basa il servizio sanitario nazionale per fornire gli ausili protesici a chi ne fa richiesta, non viene aggiornato dal 1992 e dunque non contempla queste protesi di ultima generazione che vengono fornite solo eccezionalmente e a seguito di lunghe trafile burocratiche. Si tratta con tutta evidenza di un ritardo grave da parte di un Paese come il nostro che invece, dal punto di vista legislativo nel campo della disabilità, è stato capace, nel corso degli anni, di produrre norme davvero all’avanguardia.
Spero che questa iniziativa riesca a produrre qualche risultato, per il momento alcuni parlamentari hanno presentato un’interrogazione alla Camera e siamo in attesa della risposta da parte del Governo.
Oggi sono qui perché credo fermamente nel valore dello sport come strumento, fondamentale, di recupero e integrazione delle persone disabili. E ci credo per esperienza diretta anche se, purtroppo, un po’ tardiva. È stato il mondo dello sport che per primo ha voluto ascoltarmi accogliendo in pieno il mio progetto e sostenendolo in maniera decisiva. Ed è stato nuotando che ho sentito di potermi esprimere pienamente dal punto di vista fisico, dimenticando, dopo tanti anni, di essere privo di una gamba e provando sensazioni di grande leggerezza e completa padronanza del corpo. Credo che queste sensazioni, e parlo naturalmente da profano e non da addetto ai lavori, possano contribuire al recupero da parte dei disabili - di qualsiasi età, ma specialmente dei più giovani - di quelle potenzialità residue che altrimenti non troverebbero il modo di esprimersi, aiutandoli ad acquisire una maggiore consapevolezza del proprio corpo e, conseguentemente, rafforzandoli da punto di vista emotivo. Ho capito che per noi disabili è importante “stare” nel mondo, cercare di incidere sui processi di socializzazione e integrazione, testimoniare il valore della diversità, lottare per affermare i propri diritti.
Nel corso di questi anni, girando per l’Italia e per l’Europa, ho conosciuto persone straordinarie che da sempre lavorano per costruire una società capace di coniugare le esigenze di tutti. Naturalmente tra queste persone ci siete anche voi: grazie per l’opportunità che mi avete dato e grazie per tutto quello che fate.


Salvatore Cimmino







Project : Alternative Swimming















I’m particularly grateful for the invitation you have sent me because I believe that sharing experiences in any field and particularly in the field of disabilities, is a fundamental instrument for growth and sustainment for those who struggle to live with a physical or mental disability.
It’s moments like this, of study, reflection and suggestion that contribute to the construction of a society which is more aware, more carefull and more welcoming in the face of disability.
My contribution doesn’t come from years of study or knowledge of particular legislation. It’s simply the experience of a disabled person which permits me, with great humility, to intervene in a field, that of sport and disability, which I believe has so much to offer towards the recovery and integration of disabled people in a society which is largely built on “normality”.
When at the age of fourteen, I had to have my right leg amputated due to an osteosarcoma, the sensations I accused were mostly fear and depression. The care shown by the doctors, and enthusiasm of the rehabilitators in the prosthesis centre of Budrio, the affection of my family and above all, time, have helped me to come to terms with this new condition so that I now live my life serenely. Today I have a job, a family and I think I have fulfilled a life which has been certainly filled with obstacles and moments of discomfort, but, and this it what counts most, full also of opportunities and moments of intense emotional gain.
My only regret is that I came late to this wonderful world, inhabited by intelligent people like you who are daily concerned with creating a society dedicated to integration and sustainment.
For the last few years I’ve been involved in a Swimming Tour of Italy and a Swimming Tour of Europe. I do it because with this form of “fight” I try to intervene in a specific theme, that of the provision of prostheses for amputees. In this field, scientific and technological resarch has never stopped, and extraordinary results have been obtained including electronic prostheses able to reduce to a minimum physical problems and allowing a significantly better quality of life. Unfortunately in Italy, the list of products available from the national health service hasn’t been updated since 1992 and doesn’t therefore contemplate these state of the art prostheses which are provided only in exceptional cases and following long bureaucratic procedures.
We are gravely behind the times in this, although our country, from the point of view of legislation in the field of disability has over the years produced regulations which are really avant garde.
I hope that this initiative will produce some results. For the moment some parliamentarians have presented a question to the House and we are awaiting a response from the Government.
Today I am here because I firmly believe in the value of sport as an instrument for the recovery and integration of disabled people. And I believe this from direct experience even if, unfortunately, I arrived a little late. It was the world of sport which first listened to me, embracing my project and sustaining it with great determination. And swimming, I felt I could express myself physically, forgetting after so many years that I was without a leg and feeling sensations of lightness and total control of my body. I think that these sensations, and I speak as a total amateur, not a professional, can contribute to the recovery by disabled people, of any age, but above all young people, of those residual potentialities which otherwise wouldn’t have any way to be expressed, helping them to become more aware of their bodies and as a consequence, strengthening them emotionally. I have understood that for us disabled it’s important to “be” in the world, to try to make a difference to the process of socialization and integration and testify to the value of diversity and fight to affirm our rights.
Over the years, touring Italy and Europe, I’ve known extraordinary people who have always worked towards a society capable of connecting with everyones needs. Naturally you are among this group of people: Thank you for the opportunity you have given me and thank you for everything that you do.


Salvatore Cimmino