giovedì 29 novembre 2007

Giro d' Europa a nuoto, per un mondo senza barriere & senza frontiere














Carissimi Compagni di viaggio,

Vi presento il logo del giro d' Europa.
Sto lavorando per concretizzare questa impresa, un "Giro d' Europa a nuoto", per costruire una società del futuro senza barriere e per augurarci un giorno una Europa politica per una società senza frontiere.
Il giro consisterà in 6 tappe: la Traversata della Manica; lo Stretto di Gibilterra; da Punta Salvore ( Croazia ) a Trieste, passando per la Slovenia; la Capri-Napoli; da Scilla a Cariddi; ed infine da Copenhagen, ( Danimarca ) a Malmö, ( Svezia ), seguendo il ponte di Øresund.

Con Affetto
Salvatore

martedì 27 novembre 2007

Storia della Traversata della Manica


Gertrude Ederle,
la donna-sirena:
Dalla Francia all'Inghilterra a nuoto
Un corretto approccio al mare ed alla sua filosofia dovrebbe insegnare che nella vita non esistono confini. Questo è il pensiero che deve avere mosso anche la nuotatrice americana Gertrude Caroline Ederle (nella foto) quando, la mattina del 6 agosto del 1926, con i piedi piantati nella sabbia della spiaggia di Cape Gris-Nez, sulla costa nord della Francia, pianificava l'impresa che avrebbe consegnato il suo nome alla storia. Erano le sette del mattino all'incirca, e la giovane statunitense gettò uno sguardo al mare, laddove chiunque vedeva solo onde e la linea dell'orizzonte. Al contrario degli altri, lei vedeva l'Inghilterra, appena un passo più in là. Oltre quella linea c'era la dimostrazione della parità delle donne rispetto agli uomini, delle loro capacità e potenzialità fisiche e mentali, tutt'altro che inferiori a quelle virili. La giovane Gertrude entrò quindi in acqua con l'intento di fare ciò che fino ad allora solo cinque uomini erano stati in grado di fare: nuotare senza sosta per raggiungere le coste dell'Inghilterra, a gettare un ponte simbolico più forte di mille barriere simbolicamente erette tra i due popoli e le rispettive culture da anni di sciovinismo reciproco. Gertrude vedeva distintamente Kingsdown, luogo dove sarebbe avvenuto il suo approdo sul litorale albionico. Nel bel mezzo della traversata i nembi parvero ribellarsi alla determinazione della ragazza, rovesciando sullo Stretto della Manica una perturbazione di violenta intensità. E' stato calcolato che il tragitto, stimabile originariamente in 21 miglia marine, per effetto delle correnti avverse nonché delle deviazioni alle quali fu costretta si «dilatò» fino a coprire ben 35 miglia, che furono comunque divorate letteralmente dalla foga della donna-sirena. Incurante delle onde, del vento e della pioggia battente sulla sua schiena la nuotatrice seguitò sulla sua rotta, una bracciata dopo l'altra per 14 ore e trentanove minuti, battendo anche il precedente record appannaggio di un uomo, un primato che in campo femminile sarebbe durato altri ventiquattro anni. Le barriere erano crollate: un passo nel percorso di emancipazione della donna era stato compiuto, altre donne dopo di lei si cimentarono con successo nell'impresa. La cosa appare ancora più significativa se si pensa che solo dal 1920 il programma olimpico fu aperto alle donne. Fu un segnale importante, quello della ragazza newyorchese, la quale proprio nelle Olimpiadi del 1924 aveva conquistato, nel ristretto ambito della vasca classica da 50 metri, una medaglia d'oro e tre di bronzo. Al suo ritorno nella nativa New York, nell'organizzare una trionfale parata celebrativa della nuova eroina, l'allora sindaco della Grande Mela, James J. Walzer, volle paragonare lo sforzo di Gertrude, non senza una certa enfasi forse esagerata, a quello profuso da Mosè nell'attraversare il Mar Rosso, a quello di Cesare nel varcare il Rubicone, accostando alla fine la ragazza anche alla figura di George Washington nell'attraversamento del Delaware. Gertrude Ederle, più adusa ai fatti che alle parole, si limitò laconicamente a dichiarare che: “La gente diceva che le donne non erano in grado di attraversare a nuoto lo Stretto della Manica. Io ho provato che possono».

martedì 20 novembre 2007

Finestra Aperta



Il Viaggio del Tritone

Salvatore Cimmino, 42 anni, è un atleta con disabilità. Amputato di un arto ed assistito del Centro Protesi Inail di Budrio, ha compiuto una grande impresa, quella del giro d'Italia a nuoto contro le barriere architettoniche e per il loro abbattimento. Affiancato da alcuni atleti normodotati dal 26 maggio scorso fino ai primi di settembre, Salvatore Cimmino con questa iniziativa ha voluto richiamare l'attenzione sulle difficoltà motorie di tutti quelli che, per sfortuna o per nascita, vivono una situazione di disabilità fisica, evidenziando al tempo stesso una grande lacuna: le tecnologie e le protesi che permettono di migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità fisica e mentale non sono inserite nel nomenclatore tariffario dei dispositivi protesici (fermo al1999). L'iniziativa, resa possibile grazie al sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche Fpx Genova e Ng Nuotatori Genovesi, ( 1^ tappa ), si è svolta in dieci tappe: oltre la Liguria, il tour ha toccato anche Viareggio (Toscana), Latina (Lazio), Monte di Procida (Campania), Cagliari (Sardegna), Villa San Giovanni (Calabria), Acicastello (Sicilia), Taranto(Puglia), Fano (Marche) e Trieste (Friuli Venezia Giulia). Tra una sosta e l'altra - il prossimo anno si appresta al giro d'Europa a nuoto - abbiamo chiesto a Salvatore Cimmino una breve intervista perché il suo sdegno e la sua denuncia sia anche un po' nostra. Protagonista dell'iniziativa Giro d'italia a nuoto per un mondo senza barriere, quali emozioni si sente di condividere e dove vuole arrivare con questa impresa? "All' arrivo a Sabaudia, dopo poco più di 14 Km, una delle tante persone che mi attendevano sulla spiaggia, mi ha detto: 'Hai portato un pò di orgoglio a Latina'. Non le nascondo che mi ha strappato una lacrima di gioia". Come è nata l'idea di fare un Giro d'Italia a nuoto? "Desidero ricordare che il 4 Agosto è ricorso il Trentesimo Anniversario della Legge 517, grazie alla quale si è messo fine, ahimè solo sulla carta per molti di noi, alla ghettizzazione dei disabili, permettendo di usufruire e utilizzare i servizi comuni, come la scuola. Pensate che fino a trent'anni fa, una persona con disabilità, a prescindere dalla patologia, veniva rinchiuso in istituti e manicomi. Come animali. Nemmeno i bambini erano risparmiati. Chiedo scusa se ho sottolineato questa ricorrenza, ma ritengo sia importante non dimenticare per non commettere in futuro queste atrocità. Sono un disabile motorio; ho subìto un' amputazione transfemorale; mi rendo conto dell'importanza di poter usufruire di quei dispositivi protesici avanzati e sofisticati che purtroppo non rientrano nell'attuale Nomenclatore Tariffario. è una ingiustizia che non segue l' evoluzione della ricerca; è una mancanza grave da parte del Ministero della Salute negare una qualità di vita migliore a più di circa 5 milioni di nostri concittadini, con 17mila nuovi casi l'anno. Non è bastata la ricerca scientifica dell'Università Bocconi di Milano nel 2004, secondo la quale, dopo un anno di lavoro quotidiano presso il Centro Protesi di Vigorso di Budrio, a parità di costi la qualità della vita delle persone con disabilità risulterebbe migliore. Inoltre, sempre secondo questo studio, i costi sociali sarebbero abbattuti sensibilmente. Ecco, queste sono le ragioni fondamentali". Qual'è la maggiore difficoltà che ha incontrato nel compiere questa impresa? "La difficoltà maggiore l'ho avuta nel corso della Seconda tappa: le condizioni climatiche erano avverse, la corrente era contro e soprattutto l' acqua non superava i 18 gradi. Alla fine sono arrivato; distrutto fisicamente, ma arrivato al traguardo. Metaforicamente, la vita di un disabile è una gara di fondo, dove non è importante vincere ma arrivare". Dopo questo inconsueto Giro d'Italia a nuoto, che obiettivi ha per il futuro? "Continuare a nuotare, con la speranza di pescare uomini e donne di buona volontà che si aggreghino e quindi sostengano questa lotta volta per l'uguaglianza e la qualità della vita! Colgo l'occasione per ringraziare il Circolo Canottieri Aniene, attraverso il Presidente Giovanni Malagò, che ha sposato fin dal primo momento il mio progetto, anzi l'ha fatto suo. E poi volevo ringraziare anche il prof. Emmanuele Emanele, Presidente della Fondazione della Cassa di Risparmio di Roma che ha voluto fortemente partecipare sponsorizzando l'evento". Ha un piccolo episodio simpatico da raccontarci riguardo quest'impresa? "Ne avrei tanti di piccoli aneddoti da raccontare; mi sovviene ad esempio quando ne ho parlato per la prima volta con Gianni Nagni, direttore tecnico della Nazionale, il quale mi ha detto: "Mi hai convinto per l'entusiasmo che mi hai trasmesso". Ma ricordo con simpatia anche il responsabile dell' organizzazione sportiva del Circolo Canottieri Aniene di Roma, il quale, Il Dott. Marco Zilia, mi disse, prima ancora che iniziassi a spiegare in cosa consisteva il Giro d' Italia, 'Sei capitato al posto giusto al momento giusto'".

Il nuotatore










Ci sono momenti nella vita dove ci si ritrova a pensare perché qualcuno affronta i problemi in maniera positiva, con tenacia e convinzione e riesce a superare le barriere senza apparente difficoltà. Ed altri no.
Ci sono momenti dove si riflette sul come mai solo alcuni si pongono obiettivi magari lontani, magari ambiziosi, magari solitari. E li raggiungono.
Ci sono momenti dove ci si domanda perché nella vita alcuni trovano normale lavorare con sacrificio ed ottenere gratificazioni riuscendo a farlo con grande differenza da altri colleghi.
Ci sono momenti dove si riflette su cosa può riunire, avvicinare, rendere simili migliaia di uomini e donne che fanno della propria vita un successo personale.
Cosa sia non saprei, ma provate ad immaginare un ragazzo che per giorni, mesi, anni nella sua vita ha dato il meglio di se nuotando con tutta la forza e la grinta che poteva. Un ragazzo che per ore ed ore ha parlato solo con se stesso, ha visto solo una linea da seguire, ha avuto solo un cronometro da battere.
Un ragazzo che si è messo un obiettivo da raggiungere e non domani né dopo ma dopo due o dieci anni l'ha raggiunto.
Un ragazzo che ha cancellato decine di sconfitte e delusioni per lasciare nella sua mente solo quelle poche o uniche volte dove , per magia, tutti i sacrifici passati scomparivano in un attimo e la gioia era l'unico risultato che contava.
Un ragazzo abituato a vincere perché abituato a perdere dieci, cento o mille volte. Ogni volta pronto a rimettersi in gioco per superare se stesso.
Quel ragazzo, uno come tanti, non ha solo imparato a nuotare. Non ha imparato a salire sul podio. Non ha imparato a soffrire per raggiungere il suo sogno. No, quel ragazzo non ha fatto solo questo. Ha imparato a vivere.
E' un ragazzo che quando vorrà ottenere qualcosa nella vita saprà che dovrà mettercela tutta, lavorare, stringere i denti. E ce la farà.
E' un ragazzo che quando vorrà ottenere un risultato importante nella vita saprà cadere una dieci cento volte. Ma si rialzerà, la sconfitta non lo disturberà, stringerà i pugni ed avrà in testa solo una cosa: lui ce la farà.
E' un ragazzo che quando crederà di aver tutti contro, dagli amici alla famiglia, saprà concentrarsi con se stesso, saprà ragionare e saprà trovare una soluzione. Da solo, solo con se stesso, lui ce la farà.
Guardatevi attorno, leggete negli occhi gli altri, cercate chi può avere nel vostro mondo le doti di questo ragazzo.
Non faticherete molto, è anche lui di una specie diversa.
Anche lui è stato un Nuotatore.
Anonimo