martedì 24 marzo 2009

Sprechi di Stato

Carissimi Compagni di viaggio,

fino a qualche giorno fa non esisteva ancora un documento filmato che mettesse in risalto un sistema che definirei bieco per la sopraffazione perpetrata quotidianamente
da lobby operanti nel mondo della Sanità nei confronti, non solo di noi disabili, di tutte quelle persone bisognose di cure e riabilitazione.
Questo Sistema ha causato ed ancora causa disservizi che provocano emarginazione, una qualità di vita scadente, povera di valori.
Questa mia denuncia, desidero, con tutto me stesso, che venga letta come un contributo alla parte sana della nostra società, affinché si metterà fine a questo
Obbrobrio.

Carissimi Compagni di Viaggio, nello scusarmi con la redazione della La7 per essermi servito del loro filmato, e che spero di aver illuminato le coscienze degli uomini e delle donne di buona volontà, colgo l’ occasione per inviarVi i miei più Affettuosi Saluti.

Salvatore Cimmino

mercoledì 18 marzo 2009

La mano bionica è ormai realtà

La protesi i-Limb, con cinque dita in grado di regolare la presa, è stata impiantata a un giovane di 19 anni













Una mano bionica rivoluzionaria, in grado di regolare la presa a seconda delle dimensioni dell'oggetto da afferrare e di muovere le cinque dita separatamente. Un ragazzo inglese di 19 anni, Evan Reynolds, è il secondo paziente britannico a cui l'innovativa protesi, chiamata i-Limb, è stata impiantata. Evan, di Haslemere nel Surrey, ha perso l'arto nel 2006, a causa di un incidente d'auto. «La gente sovente mi chiede come è cambiata la mia vita - spiega lo studente della University of West of England, a Bristol - è difficile spiegarlo. Ci sono centinaia di cose che si danno per scontate, ma che per me erano diventate impossibili: pelare una patata, afferrare una palla, aprire una bottiglietta d'acqua, ad esempio. Ora posso tornare a fare tutto ciò di cui ho bisogno», spiega sul sito web della Bbc. E anche se non potrà esaudire il suo sogno di entrare nell'esercito, Evan è tornato alla sua vita di sempre, senza rinunciare allo sport. A scoprire la possibilità di dotarsi della rivoluzionaria protesi è stato il fratello del giovane, che aveva visto in tv un reportage su i-Limb. La mano bionica è il risultato di 20 anni di ricerca ed è stata eletta nel 2008 tra le 50 principali innovazioni dell'anno dalla rivista Time. La mano viene infilata sulla parte dell'arto monca e funziona grazie a sensori che captano le correnti mioelettriche nei muscoli della parte restante dell'arto e le trasmettono - tramite una batteria ricaricabile - alla protesi.

Quando gli effetti speciali sostituiscono la medicina

La qualità della vita del Disabile trattato con protesi hi-tech è nettamente più elevata in termini di capacità di movimento, cura della persona e proseguimento delle abituali attività.
Questa storia, o meglio, questa favola ne è una conferma.


















Ariel aveva le pinne, ma avrebbe dato tutto per avere le gambe e vivere sulla terra. La sua storia è più triste di quella della la sirenetta Disney: lei le gambe le ha perse quando era bimba e il suo sogno era quello di trasformarsi in una sirena. Per anni Nadya Vessey, di Auckland, Nuova Zelanda, prima di nuotare era costretta a togliere le protesi che le permettono di camminare. Ora indossa la sua coda in neoprene e si sente una ninfa del mare. Grazie ai costumisti de Il Signore degli Anelli. Aveva 7 anni Nadya, quando subì l’amputazione di una gamba. Undici anni più tardi perse anche l’altra: un difetto genetico impediva ai suoi arti inferiori di svilupparsi normalmente. Un giorno un bimbo domandò: «Perché non hai le gambe?». «Perché sono una sirena», rispose. Scherzava, ma l’idea le rimase in testa. Per anni.
Nel 2007 si decise e scrisse una lunga lettera alla Weta Workshop di
Wellington, azienda premio Oscar per gli effetti speciali di vari kolossal, tra cui le versioni in celluloide dei romanzi di John R.R.Tolkien, King Kong e Le Cronache di Narnia, per chiedere che le venisse costruita una coda simile a quella di una sirena. Neanche ci sperava troppo, ma la Weta disse sì. Due anni di studio, 8 creativi al lavoro, un capolavoro di risultato: una protesi in neoprene, il materiale delle mute subacquee, con scaglie dipinte a mano sulla superficie. «Volevamo che Nadya fosse bellissima», spiega Lee Williams, creativa della Weta. E lei, che ha provato in questi giorni la sua coda nelle acque di Kilbirnie, si sente bellissima: «E’ magnifico, ora sono davvero come la sirenetta Ariel»

1 Nadya Vessey
2 Nadya Vessey
3 Nadya Vessey
4 Nadya Vessey

lunedì 16 marzo 2009

Interrogazione Parlamentare




































Seduta N. 144 dell'11/3/2009


LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, MECACCI, ZAMPARUTTI, BELTRANDI e BERNARDINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:il quotidiano II Riformista nella sua edizione del 1° marzo 2009, ha pubblicato un articolo della giornalista Serenella Mattera, nel quale tra l'altro si legge: «Quattro anni fa ho imparato a nuotare. Sono entrato in una piscina perché dovevo riabilitarmi, rimediare ai danni fisici che mi aveva causato una protesi obsoleta. La usavo perché era quel che passava la sanità italiana. E ne pagherò le conseguenze per il resto della mia vita. Così adesso per protesta nuoto. Nuoto per lunghi tratti, in mare aperto, nella speranza che qualcuno mi ascolti». Salvatore Cimmino ha 44 anni, una moglie, un figlio, un lavoro in Finmeccanica. Insomma una vita normale. Se non fosse per il fatto che da ragazzo a causa di un tumore ha perso la gamba destra e da allora si scontra ogni giorno con una società e una politica che «sembra non abbiano proprio sviluppato i sensi per percepire le problematiche di noi disabili»;la barriera più alta che Salvatore ha incontrato sulla sua strada si chiama «nomenclatore tariffario» ed è l'elenco degli ausili e delle protesi che il Servizio Sanitario Nazionale riconosce ai disabili. Qual è il problema? Che quella lista risale al '99 e «intanto la tecnologia si è evoluta. Ma lo Stato continua a fornire protesi che sono vecchie e spesso, come nel mio caso, dannose». Perciò, da quando per curarsi ha dovuto imparare a nuotare, Salvatore non si è più fermato. Nel 2007 ha protestato facendo il giro d'Italia a nuoto. Da maggio sei tappe lo porteranno sulle coste d'Europa, «perché nel nostro paese per sollevare un problema servono gesti eclatanti. E spesso non bastano. Secondo fonti Inail, ogni giorno in Italia ci sono 147 nuovi disabili. Manca un censimento recente, ma si stima che in totale siano quasi tre milioni di persone. E per loro io chiedo maggiore sensibilità e che finalmente la politica si decida e approvi il nuovo nomenclatore»;fino al 2005 Salvatore si è accontentato della protesi che gli passava lo Stato. «Leggevo sulle riviste delle evoluzioni della ricerca tecnologica, dei nuovi ausili elettronici e speravo che le ASL dessero anche a noi, Ma non è mai successo». La regione Lazio, dove Salvatore vive, gli aveva fornito una protesi scheletrica («in titanio alluminio, con rivestimento di gommapiuma. Roba da anni '80»). Però ha iniziato ad avere problemi a stare a lungo in piedi, a soffrire di fitte alla schiena causate proprio da quella protesi, che lo costringeva a movimenti poco naturali. Solo allora gli è stato riconosciuto un ausilio di nuova generazione, uno di quelli elettronici che aveva a lungo atteso, senza poterselo permettere. «Era però un'eccezione alla regola, che ancora costringe migliaia di disabili, quelli che non possono pagare di tasca propria, ad accontentarsi di strumenti superati»;Nevio Minici, che non può muovere braccia e gambe a causa di una tetraplegia, conosce il problema per esperienza personale e per mestiere. Vende articoli per la riabilitazione nel centro Italia e assicura che ci sono «aziende straniere che procurano appositamente materiale di qualità inferiore per potersi aggiudicare le gare da noi. Ne ho la certezza». Colpa, lamentano i disabili dei nomenclatore mai aggiornato, e di una mentalità che punta al risparmio. Anche se è dimostrato che alla lunga si paga un più alto costo sociale. CGIL stima in 550 mila i disabili che se messi in condizione, lavorerebbero. E Cimmino ricorda uno studio fatto dall'Università Bocconi nel 2004, in base al quale i dispositivi elettronici in partenza costano di più («il mio circa 30 mila euro, riabilitazione compresa»), però poi fanno risparmiare: perché il disabile riesce a muoversi meglio e perché il mio fisico subisce danni minori e si stanca meno, anche sul lavoro. «Senza considerare il guadagno il termini di dignità della persona». Il nuovo nomenclatore tariffario, in realtà, è
pronto. È stato redatto, ma non è in vigore, perché attende il via libera della conferenza Stato-regioni...» -:se quanto riferito dal Riformista corrisponda al vero e in caso affermativo se non ritenga incivile la situazione sopra descritta, e quali siano le iniziative che si intendano promuovere e sollecitare;se sia vero che manca un censimento recente che possa consentire di conoscere quante siano le persone che, come il signor Cimmino hanno necessità di protesi, strumenti e ausili riconosciuti dal Servizio sanitario nazionale;se sia vero che, come sostiene il signor Minici, vi siano aziende straniere che producono appositamente materiale di qualità inferiore per potersi aggiudicare gare in Italia; in caso affermativo quali siano queste aziende straniere, e a quanto ammontino le offerte che hanno consentito loro di aggiudicarsi le gare e in quali regioni;se sia in grado di fornire tempi certi per il varo del decreto sul nuovo nomenclatore.(4-02521)