giovedì 24 maggio 2012

Integrazione per affrontare la crisi



16 maggio 2012 - Istituto Don Orione - Chirignago, ( VE )

Il nostro è un Paese davvero anomalo: riesce a disperdere, con disinvoltura e colpevole indifferenza, risorse umane importanti. Questa riflessione l’ ho avuta tornando a casa da un incontro che mi ha tanto sorpreso e positivamente. Sono stato ospite, e sarò sempre grato per quest’occasione, dell’Istituto Don Orione di Chirignago, un piccolo Comune alle porte di Venezia, realtà da sempre al servizio del bene comune, dedita al recupero alla vita di persone desiderose di intraprendere un cammino in piena autonomia, ma una volta raggiunto quest’obiettivo, per niente facile né scontato, si troveranno a dover affrontare una realtà amara perché il nostro Paese, la sua organizzazione, le sue infrastrutture, sono del tutto inadeguate. E va sottolineato che questo non è solo un problema strutturale ma anche e soprattutto culturale.


Sono convinto che la risposta alla drammatica sofferenza che nutrono le tante persone con disabilità, insieme alle loro famiglie, si trovi aumentando le occasioni di mobilità sociale: creare le premesse per entrare con più facilità nel mondo del lavoro, per occupare una casa, per frequentare la scuola con dignità.

L’attualità impone a noi tutti di fare un passo avanti: recuperare e integrare le persone con disabilità non è solo un dovere morale ma anche e soprattutto economico.

In un momento di forte crisi, come quello che stiamo attraversando, il contributo degli oltre 5 milioni di persone con disabilità potrebbe aiutare a affrontare, in maniera significativa, il nostro debito pubblico. Si tratta di riuscire a vedere le potenzialità al di là dei limiti: un processo a dir poco rivoluzionario per una società che voglia dirsi civile.

Vorrei che le istituzioni, pubbliche e private, e le persone che le presiedono riflettessero su questo punto e che tale obiettivo diventasse una scommessa per loro stessi.

Con Affetto

Salvatore Cimmino

Integration to face the crisis

16 maggio 2012 - Istituto Don Orione - Chirignago, ( VE )

Our country is a very unusual one: it manages to waste, with culpable indifference, some major human resources. This is what I thought back at home after a positively surprising meeting. I have been a guest, and I will be forever grateful for this opportunity, of the Don Orione of Chirignago, a small town near Venice, a community whose purpose has always been to serve the common good, through dedication towards the recovery of the life of people who wish to undertake their journey independently. Once they have achieved this, which is certainly neither easy nor obvious, they will unfortunately still face the bitter reality of our country, of its entirely inadequate organization and infrastructure. We should realize, however, that the problem is not only structural but also a cultural one.

I am convinced that the best answer to the tragic suffering which impacts many people with disabilities and their families, is to increase their opportunities for social mobility: by creating the conditions required to work and to become part of the productive world, by making proper accommodation available to them, by making sure they can attend school with dignity.

Our current reality requires us all to step forward: to welcome and to integrate people with disabilities is not only a moral but also an economic duty. In a moment of great crisis, like the one we are experiencing, the contribution of more than 5 million people with disabilities could help address our national debt in a significant way. We must see the potential that lies beyond the limits: a process nothing short of revolutionary for a society that wants to be defined as civilized.

I wish the institutions, public and private, and the people who lead them, would reflect on this goal, making it one of their major challenges.

Cheers

Salvatore Cimmino

mercoledì 9 maggio 2012

Nutrire la speranza

                                    

Salvatore Cimmino insieme a Padre Paolo, i seminaristi della missione dei Caracciolini e la scorta

La speranza è al servizio della volontà, la volontà è frutto del desiderio e il desiderio è generato dalla potenza dello spirito.

Ho imparato che nella vita ci sono individui che reagiscono con più prontezza perché nelle avversità intuiscono la gratificazione.
Al tempo stesso colgono la sfida e ne presagiscono la bellezza del karma. La speranza presuppone la fede.

Quando il 10 aprile scorso, al mio arrivo all’ aeroporto di Kigali, ho incrociato lo sguardo generoso di Padre Norberto, è come se avessi avuto un’illuminazione: da lì a poco tempo sarebbe successo qualcosa di meraviglioso.

Il giorno seguente, al mio arrivo a Goma, alla Grande Barriere, il confine Congo-Rwandese, c’erano ad attendermi tante persone, che, con mio grande stupore, mi hanno accolto come si accoglie un dono. Per questo oggi il mio impegno nei loro confronti è diventato una ragione di vita. La prima persona che mi è venuta incontro è stato Frère Jean Mbeshi, direttore del Centro Protesi “Shirika la Umoja”, che subito mi ha voluto far conoscere un programma denso di attività, dalla conferenza stampa del giorno seguente, alla gara su strada sui tricicli, all’ esibizione di un mach di pallavolo, ad un incontro dibattito sulla divulgazione dello stato di disabilità, alla traversata a nuoto dall’ isola di Idjwi a Goma, alla giornata di chiusura dell’ evento che è stato ospitato da Monsieur Vany Bishweka nel suo albergo Ihusi.

Ogni giorno, ogni momento che ho vissuto in questo lembo di terra tanto meraviglioso quanto perseguitato dalla sfortuna, dalle guerre, dalle carestie, dalla povertà, dalle malattie e dall’emarginazione è stato caratterizzato dal calore e dall’ affetto che l’intera popolazione ha voluto riservarmi. Quando mi sono reso conto che la mia presenza infondeva speranza ho cancellato di colpo le paure che mi perseguitavano, su tutte il gas metano, che qualche volta ha ucciso, come è accaduto lo scorso anno ad un missionario mentre nuotava.

Durante la mia permanenza a Goma sono stato ospite della missione dei Padri Caracciolini, dove tutti, a cominciare da Padre Norberto e Padre Paolo fino ai seminaristi, mi hanno circondato d’ amore e sostenuto quotidianamente fino al giorno fatidico della tanto difficile quanto pericolosa traversata a nuoto del lago di Kivu.

Durante questo periodo ricordo con amore fraterno un ragazzo seminarista, di nome Archimede, il quale tutte le mattine e tutti pomeriggi mi ha assistito durante la mia preparazione e, la domenica sera del 22 aprile quando sono rientrato dal successo della prova mi è venuto incontro come un figlio e quasi piangente mi ha esclamato: “felicitazione Salvator”.

Un altro momento che ricordo con affetto è stato quando sono arrivato sull’isola di Idjwi: sulla banchina c’era ad attendermi l’ intero villaggio con tanta di banda musicale e addirittura un corpo di ballo tradizionale, che emozione! Insieme a loro era presente l’ intera comunità delle persone con disabilità che vivono sull’ isola e il loro Presidente, Monsieur Joseph Mwendambiyo, ha voluto ringraziarmi per aver scelto di iniziare la costruzione del “Ponte” dal suo villaggio.
Dalla folla è emerso Padre Janvier, promotore del comitato d’accoglienza dell’ isola di Idjwi, che con la sua voce baritonale ha dato vita alla festa e subito dopo sono stato coperto di omaggi floreali.

La mattina seguente, il giorno della prova, ci siamo svegliati sotto un forte temporale che ha impedito di rispettare il calendario prestabilito.
Con enormi difficoltà ci siamo imbarcati sotto una pioggia battente per raggiungere Kihumba, il luogo della partenza. Siamo stati costretti a coprirci con un grosso telo per proteggerci dalla pioggia.
Erano quasi le 6 del mattino quando siamo arrivati, il tempo di prepararmi, le solite raccomandazioni e alle 6 e 18 minuti in punto sono partito.

I primi km li ho nuotati sotto la pioggia ma in un lago calmo come una tavola, quando siamo usciti dalla baia però il lago era così agitato che la barca d’ appoggio faceva molta fatica
a mantenere la rotta, e quanto ho bevuto! Poi come per miracolo il lago progressivamente si è calmato fino a diventare un letto.
Oltre alla barca d’appoggio mi accompagnavano tante piroghe e motoscafi e addirittura una nave con 1500 persone a bordo che hanno fatto un tifo straordinario sostenendomi fino all’ ultima bracciata.

Sono arrivato a Goma senza difficoltà alle ore 17, 00 in punto, atteso da una miriade di persone: da quando giro il mondo non avevo mai visto tante persone insieme in un solo posto e mai avevo sentito tanto amore nei confronti di un paese diverso dal mio, la Repubblica Democratica del Congo.

La realtà delle persone con disabilità nel Congo è molto precaria: non sono supportati da leggi in materia, sono continuamente discriminati ed emarginati, la mobilità è del tutto inesistente: molte persone sono costrette a strisciare letteralmente perché non possiedono neanche una rudimentale stampella.
Le ragazze sono continuamente violentate e umiliate, spesso solo perchè disabili.
Di fronte a questa cruda realtà voglio conservare il mio ottimismo: mi batterò con tutti i miei mezzi, anche se piccolissimi rispetto all’enormità del problema, perchè i miei fratelli congolesi con disabilità riescano ad affermare i loro diritti.

Mi batterò perchè la città di Goma e l’ isola di Idjwi siano dotate di un Centro di riabilitazione dove i bambini, gli adolescenti, uomini e donne siano in grado di riconquistare la propria dignità!!!!

Voglio ringraziare tutte le persone che hanno voluto contribuire alla riuscita di questo memorabile e storico evento, a partire dalla Diocesi e dalla sua colonna portante:
Sua Eccellenza Rev. ma il Vescovo Teophile Kaboy Ruboneka, il Governatore Julien Paluku Kahongya, il Vicario Generale Padre Luiz Nzabaneta, Padre Renè Stockman, Padre Jean Mbeshi, Padre Raffaele Mandolesi, Padre Paolo Di Nardo, Padre Norberto, Monsieur Vany Bishweka, Monsieur Bandu, Jean Bosco e la Marina Militare Congolese, e i giornalisti Roberto e Magloire Paluku che, grazie ad una comunicazione precisa e attenta sono riusciti a suscitare tanto interesse presso una popolazione affranta dalla guerra e dalla povertà.

Grazie al Circolo Canottieri Aniene, alla Selex Galileo, all’ Inail, alla Roadrunnerfoot, e all’ Acqua Sphere.

Grazie a tutti Voi, senza il vostro sostegno non avrei mai potuto raggiungere Goma.

Con Affetto

Salvatore Cimmino

Nurturing hope



Salvatore Cimmino with Father Paul, the seminarians of the Mission of Caracciolini and the escort


Hope is at the service of the will, the will is the result of desire and desire is generated by the power of the spirit. I have learned that, in life, there are individuals who react more readily because in adversity they sense gratification. At the same time, they grasp the challenge and they envision the beauty of its karma. Hope requires faith. On April 10th, when I arrived at ‘Kigali airport and met the generous eyes of Father Norbert, I felt as if I had an enlightment: shortly afterwards, something wonderful would have happened. The next day, on my arrival in Goma, at the Great Barrier, the Rwandese-Congo border, there were many people waiting for me who, to my amazement, greeted me as you welcome a gift. This is why my commitment to them has become a reason to live. The first person who approached me was Frère Jean Mbeshi, Head of the Prosthetic Center “Shirika la Umoja,” who immediately informed me about an intense program of activities, including the press conference the following day, the road race on tricycles , a demo volleyball match, a debate on the public consciousness of the status of the disabled, my crossing from the island of Idjwi to Goma, and finally about the closing day event, which was hosted by Monsieur Vany Bishweka in his Ihusi hotel. Every day, every moment that I lived on this strip of land that is as wonderful as it is persecuted by misfortune, war, famine, poverty, disease and marginalization, has been characterized by the warmth and the affection that the entire population has shown me. As soon as I realized that my presence instilled hope, all the fears that haunted me – above all the one of methane gas, which sometimes kils as has happened last year with a missionary while he was swimming – all of a sudden just vanished. During my stay in Goma I was a guest of the Mission of the Padri Caracciolini, where everyone, starting with Father Norberto and Father Paul to all the seminarists, embraced me with love and support every single day, until the fateful time of my dangerous crossing of Lake Kivu. During this period, I remember with brotherly affection a young seminarian, named Archimedes, who supported me every morning and every afternoon during my preparation, and who, on the evening of Sunday, April 22, when I returned from my successful swim, approached me like a son, and almost in tears said: “congratulations Salvatore”. Another time I remember fondly was when I arrived on the island of Idjwi: the entire village was waiting for me on the dock, including a music band and even a traditional dancing group, how exciting! Together with them the entire community of people with disabilities living on the island attended the event, including their President, Monsieur Joseph Mwendambiyo, who thanked me for starting the construction of the “bridge” from his village. From the crowd emerged Father Janvier, the promoter of the host committee on the Island, whose baritone voice gave life to the party! Soon afterwards I was even covered with floral tributes. The next morning, the day of the crossing, we woke up under a heavy storm which prevented us from following the agreed schedule. With great difficulty we embarked in the pouring rain to reach Kihumba, the place of departure. We had to cover ourselves with a large sheet to protect us from rain. It was nearly 6 o’clock when we arrived: the time to get ready, the usual recommendations, and at 6.18 I left. For the first kilometers I had to swim in the rain, but in a lake as calm as a table. When we left the bay, however, the water became so rough that the support boat had a very hard time staying on track, and boy, how much I drank! Then, miraculously, the lake gradually calmed down as if it were a confortable bed. In addition to the support boat, I was escorted by many canoes and speedboats and even by a ship with 1500 people on board, who did an amazing job cheering until my last stroke. I arrived in Goma without difficulty at 5 PM, and a huge crowd was waiting for me: since I have started my swimming tour around the world, I had never seen so many people joining up in one place, and I had never felt such love for a country other than mine: for the Democratic Republic of Congo! The reality of people with disabilities in Congo is very precarious: they are not supported by laws, they are constantly discriminated against and marginalized, their mobility is reduced to nothing: many people have to literally crawl because they lack even a rudimentary crutch.Girls are raped and humiliated all the time, often just because they are disabled. Regardless of this cruel reality, I want to keep my optimism: I will fight with all my means, even if minimal compared to the magnitude of the problem, so that my Congolese brothers with disabilities will be able to assert their rights. I will fight so that the city of Goma and the Island of Idjwi may be equipped with a rehabilitation center where children, teenagers, men and women are able to regain their dignity!

 I want to thank all the people who gave their contribution to the success of this memorable and historic event, starting from the Diocese and its foundations: His Excellency Rev. Bishop Teophile Kaboy Ruboneka, Governor Julien Paluku Kahongya, the Vicar General Father Luiz Nzabaneta, Father René Stockman, Father Jean Mbeshi, Father Raffaele Mandolesi, Father Paolo Di Nardo, Father Norberto, Monsieur Vany Bishweka, Monsieur Bandu, Jean together with the Navy, and finally reporters Roberto and Magloire Paluku who, with their caring and accurate journalistic work, have triggered so much interest among a population stricken by war and poverty.

Thanks to Circolo Canottieri Aniene, to Selex Galileo, to INAIL, to Roadrunnerfoot, and to Acqua Sphere.

Thanks to all of you, without your support I could never reach Goma.

With Affection Salvatore Cimmino