martedì 27 novembre 2007

Storia della Traversata della Manica


Gertrude Ederle,
la donna-sirena:
Dalla Francia all'Inghilterra a nuoto
Un corretto approccio al mare ed alla sua filosofia dovrebbe insegnare che nella vita non esistono confini. Questo è il pensiero che deve avere mosso anche la nuotatrice americana Gertrude Caroline Ederle (nella foto) quando, la mattina del 6 agosto del 1926, con i piedi piantati nella sabbia della spiaggia di Cape Gris-Nez, sulla costa nord della Francia, pianificava l'impresa che avrebbe consegnato il suo nome alla storia. Erano le sette del mattino all'incirca, e la giovane statunitense gettò uno sguardo al mare, laddove chiunque vedeva solo onde e la linea dell'orizzonte. Al contrario degli altri, lei vedeva l'Inghilterra, appena un passo più in là. Oltre quella linea c'era la dimostrazione della parità delle donne rispetto agli uomini, delle loro capacità e potenzialità fisiche e mentali, tutt'altro che inferiori a quelle virili. La giovane Gertrude entrò quindi in acqua con l'intento di fare ciò che fino ad allora solo cinque uomini erano stati in grado di fare: nuotare senza sosta per raggiungere le coste dell'Inghilterra, a gettare un ponte simbolico più forte di mille barriere simbolicamente erette tra i due popoli e le rispettive culture da anni di sciovinismo reciproco. Gertrude vedeva distintamente Kingsdown, luogo dove sarebbe avvenuto il suo approdo sul litorale albionico. Nel bel mezzo della traversata i nembi parvero ribellarsi alla determinazione della ragazza, rovesciando sullo Stretto della Manica una perturbazione di violenta intensità. E' stato calcolato che il tragitto, stimabile originariamente in 21 miglia marine, per effetto delle correnti avverse nonché delle deviazioni alle quali fu costretta si «dilatò» fino a coprire ben 35 miglia, che furono comunque divorate letteralmente dalla foga della donna-sirena. Incurante delle onde, del vento e della pioggia battente sulla sua schiena la nuotatrice seguitò sulla sua rotta, una bracciata dopo l'altra per 14 ore e trentanove minuti, battendo anche il precedente record appannaggio di un uomo, un primato che in campo femminile sarebbe durato altri ventiquattro anni. Le barriere erano crollate: un passo nel percorso di emancipazione della donna era stato compiuto, altre donne dopo di lei si cimentarono con successo nell'impresa. La cosa appare ancora più significativa se si pensa che solo dal 1920 il programma olimpico fu aperto alle donne. Fu un segnale importante, quello della ragazza newyorchese, la quale proprio nelle Olimpiadi del 1924 aveva conquistato, nel ristretto ambito della vasca classica da 50 metri, una medaglia d'oro e tre di bronzo. Al suo ritorno nella nativa New York, nell'organizzare una trionfale parata celebrativa della nuova eroina, l'allora sindaco della Grande Mela, James J. Walzer, volle paragonare lo sforzo di Gertrude, non senza una certa enfasi forse esagerata, a quello profuso da Mosè nell'attraversare il Mar Rosso, a quello di Cesare nel varcare il Rubicone, accostando alla fine la ragazza anche alla figura di George Washington nell'attraversamento del Delaware. Gertrude Ederle, più adusa ai fatti che alle parole, si limitò laconicamente a dichiarare che: “La gente diceva che le donne non erano in grado di attraversare a nuoto lo Stretto della Manica. Io ho provato che possono».

1 commento:

Anonimo ha detto...

good start