Il Viaggio del Tritone
Salvatore Cimmino, 42 anni, è un atleta con disabilità. Amputato di un arto ed assistito del Centro Protesi Inail di Budrio, ha compiuto una grande impresa, quella del giro d'Italia a nuoto contro le barriere architettoniche e per il loro abbattimento. Affiancato da alcuni atleti normodotati dal 26 maggio scorso fino ai primi di settembre, Salvatore Cimmino con questa iniziativa ha voluto richiamare l'attenzione sulle difficoltà motorie di tutti quelli che, per sfortuna o per nascita, vivono una situazione di disabilità fisica, evidenziando al tempo stesso una grande lacuna: le tecnologie e le protesi che permettono di migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità fisica e mentale non sono inserite nel nomenclatore tariffario dei dispositivi protesici (fermo al1999). L'iniziativa, resa possibile grazie al sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche Fpx Genova e Ng Nuotatori Genovesi, ( 1^ tappa ), si è svolta in dieci tappe: oltre la Liguria, il tour ha toccato anche Viareggio (Toscana), Latina (Lazio), Monte di Procida (Campania), Cagliari (Sardegna), Villa San Giovanni (Calabria), Acicastello (Sicilia), Taranto(Puglia), Fano (Marche) e Trieste (Friuli Venezia Giulia). Tra una sosta e l'altra - il prossimo anno si appresta al giro d'Europa a nuoto - abbiamo chiesto a Salvatore Cimmino una breve intervista perché il suo sdegno e la sua denuncia sia anche un po' nostra. Protagonista dell'iniziativa Giro d'italia a nuoto per un mondo senza barriere, quali emozioni si sente di condividere e dove vuole arrivare con questa impresa? "All' arrivo a Sabaudia, dopo poco più di 14 Km, una delle tante persone che mi attendevano sulla spiaggia, mi ha detto: 'Hai portato un pò di orgoglio a Latina'. Non le nascondo che mi ha strappato una lacrima di gioia". Come è nata l'idea di fare un Giro d'Italia a nuoto? "Desidero ricordare che il 4 Agosto è ricorso il Trentesimo Anniversario della Legge 517, grazie alla quale si è messo fine, ahimè solo sulla carta per molti di noi, alla ghettizzazione dei disabili, permettendo di usufruire e utilizzare i servizi comuni, come la scuola. Pensate che fino a trent'anni fa, una persona con disabilità, a prescindere dalla patologia, veniva rinchiuso in istituti e manicomi. Come animali. Nemmeno i bambini erano risparmiati. Chiedo scusa se ho sottolineato questa ricorrenza, ma ritengo sia importante non dimenticare per non commettere in futuro queste atrocità. Sono un disabile motorio; ho subìto un' amputazione transfemorale; mi rendo conto dell'importanza di poter usufruire di quei dispositivi protesici avanzati e sofisticati che purtroppo non rientrano nell'attuale Nomenclatore Tariffario. è una ingiustizia che non segue l' evoluzione della ricerca; è una mancanza grave da parte del Ministero della Salute negare una qualità di vita migliore a più di circa 5 milioni di nostri concittadini, con 17mila nuovi casi l'anno. Non è bastata la ricerca scientifica dell'Università Bocconi di Milano nel 2004, secondo la quale, dopo un anno di lavoro quotidiano presso il Centro Protesi di Vigorso di Budrio, a parità di costi la qualità della vita delle persone con disabilità risulterebbe migliore. Inoltre, sempre secondo questo studio, i costi sociali sarebbero abbattuti sensibilmente. Ecco, queste sono le ragioni fondamentali". Qual'è la maggiore difficoltà che ha incontrato nel compiere questa impresa? "La difficoltà maggiore l'ho avuta nel corso della Seconda tappa: le condizioni climatiche erano avverse, la corrente era contro e soprattutto l' acqua non superava i 18 gradi. Alla fine sono arrivato; distrutto fisicamente, ma arrivato al traguardo. Metaforicamente, la vita di un disabile è una gara di fondo, dove non è importante vincere ma arrivare". Dopo questo inconsueto Giro d'Italia a nuoto, che obiettivi ha per il futuro? "Continuare a nuotare, con la speranza di pescare uomini e donne di buona volontà che si aggreghino e quindi sostengano questa lotta volta per l'uguaglianza e la qualità della vita! Colgo l'occasione per ringraziare il Circolo Canottieri Aniene, attraverso il Presidente Giovanni Malagò, che ha sposato fin dal primo momento il mio progetto, anzi l'ha fatto suo. E poi volevo ringraziare anche il prof. Emmanuele Emanele, Presidente della Fondazione della Cassa di Risparmio di Roma che ha voluto fortemente partecipare sponsorizzando l'evento". Ha un piccolo episodio simpatico da raccontarci riguardo quest'impresa? "Ne avrei tanti di piccoli aneddoti da raccontare; mi sovviene ad esempio quando ne ho parlato per la prima volta con Gianni Nagni, direttore tecnico della Nazionale, il quale mi ha detto: "Mi hai convinto per l'entusiasmo che mi hai trasmesso". Ma ricordo con simpatia anche il responsabile dell' organizzazione sportiva del Circolo Canottieri Aniene di Roma, il quale, Il Dott. Marco Zilia, mi disse, prima ancora che iniziassi a spiegare in cosa consisteva il Giro d' Italia, 'Sei capitato al posto giusto al momento giusto'".