mercoledì 16 luglio 2014

LO SPORT COME STRUMENTO DI INCLUSIONE E SVILUPPO SOCIALE PER LE PERSONE CON DISABILITÀ

10 Giugno 2014 - Nazioni Unite, New York

Introduzione:

Ci sono circa un miliardo di persone con disabilità nel mondo, pari al 15 per cento della popolazione mondiale. L’evidenza suggerisce che le persone con disabilità sono sproporzionatamente rappresentati tra i poveri del mondo. I bambini con disabilità hanno meno probabilità di frequentare la scuola, che a sua volta riduce le loro possibilità di sviluppo delle competenze per le future opportunità di integrazione. Questo tipo di esclusione, sia economica che sociale, viola i diritti umani della più grande minoranza del mondo e pone una grande sfida di sviluppo. Solo società ricche che sono veramente inclusive potranno contribuire a rafforzare il godimento dei diritti umani fondamentali e concorrere allo sviluppo di tutti i suoi membri.

10 Giugno 2014 - Nazioni Unite, New York - Salvatore Cimmino con Padre Liam Panganiban, CRM

Nazioni Unite, 10 Giugno 2014

Oggi mi trovo in un posto speciale, nel luogo delle buone intenzioni, dove ci si incontra a livello globale per ricercare insieme soluzioni ai problemi del pianeta e dei suoi abitanti.
E` un onore grandissimo quello di poter intervenire qui, portando la mia storia, nella speranza che anche una piccola esperienza possa contribuire al grande progetto delle Nazioni Unite.
Vivo da disabile dall`eta` di 14 anni, da quando, per salvarmi la vita, I medici decisero di amputarmi la gamba destra, molto in alto, quasi all`altezza dell`inguine. Gia` da questo si deduce quanto, all`epoca, fosse complicate e tardiva la diagnosi di osteosarcoma.
Una partita di pallacanestro tra adolescenti, un calcio, un dolore che non va via. Quindi una radiografia. La diagnosi fu talmente nefasta che I miei genitori, pur portandomi immediatamente a Bologna, all`ospedale Rizzoli, intimamente erano convinti di aver gia` perso un figlio.
Dopo l`operazione, lunga a quanto mi raccontano, non e` stato per niente facile recuperare una dimensione di normalita`. Sono seguiti anni di chemioterapie, sedute di fisioterapie nel Centro Inail di Budrio per imparare a camminare con la protesi, difficolta` infinite dal punto di vista psicologico.
Ero solo un ragazzino, colpito, in un momento cosi particolare dello sviluppo, da un dramma che le mie spalle, da sole, non riuscivano a sostenere.
In quel periodo ho imparato alcuni tra I valori che ancora mi accompagnano e che spero di riuscire a trasmettere alle persone che incontro: la solidarieta`, l`attenzione verso l`altro, la pazienza, la capacita` di accogliere le diversita` in uno spirito di crescita e arricchimento.
Li ho imparati proprio grazie alla mia famiglia, a tutti I medici, gli infermieri, I fisioterapisti che mi hanno accompagnato verso la guarigione.
Tutto cio` naturalmente mi ha molto aiutato ma non ha impedito che il mio percorso di vita sia stato a tratti molto faticoso perche`, fin da subito, ho capito che il mondo in cui viviamo e` spesso tagliato soltanto su misura delle persone perfettamente abili e sane.

10 Giugno 2014 - Nazioni Unite, New York - Durante la conferenza

Questa realta` pero`, invece di scoraggiarmi mi ha spinto, qualche anno fa, a mettermi in gioco per raccontare a quante piu` persone possibili la vita di un disabile, le sue difficolta`, le sue esigenze ma anche le sue potenzialita`, la sua voglia di partecipazione e d`integrazione.
E` nato un progetto che mi ha portato a nuotare in posti meravigliosi ma, soprattutto, mi ha fatto conoscere persone straordinarie e capaci, impegnate, con convinzione e generosita` enormi, nel tentativo di abbattere definitivamente quelle barriere, architettoniche e mentali, che impediscono al disabile un vero percorso di integrazione e partecipazione.
Sono convinto che sia indispensabile prendere atto che la realizzazione di una vera societa` democratica passa necessariamente attraverso l`inclusione totale e convinta di ogni individuo, al quale vanno offerte risorse e occasioni di crescita e sviluppo indipendentemente dalla sua condizione iniziale.
Questo per dire che il diversamente abile, l`handicappato, il disabile o comunque lo si voglia chiamare e`, innanzitutto, una persona che, nella sua diversita`, e proprio a partire da quella, ha bisogno di trovare risorse per una vita piena, soddisfacente e produttiva.
La vita dei disabili, la nostra vita, diversamente da quanto spesso si e` portati a credere, ha un senso ed uno scopo. Le difficolta` che incontriamo nel gestire la quotidianieta` sono spesso accresciute, se non create, da un problema di tipo culturale che condiziona le relazioni tra disabili e normodotati creando una distanza che impedisce l`integrazione.
I giovani disabili, in particolare, si trovano a dover risolvere, oltre ai problemi di tipo pratico derivanti dal loro specifico problema, anche un enorme groviglio psicologico che e` tipico dell`eta` adolescenziale ma che viene amplificato dall`incapacita` di gestire una diversita` vissuta come un impedimento, ingiusto e doloroso, ad una vita piena e serena.
E` necessario pero`, soprattutto pensando ai ragazzi, arrivare a capire che la disabilita` puo` se non completamente annullarsi diventare, in alcuni casi, molto piu` facilmente gestibile. Questo grazie ad una serie di fattori tutti ugualmente importanti: penso agli aiuti alle famiglie, a politiche inclusive dal punto di vista lavorativo, ad un intervento culturale che iniziando dalla scuola finisca per pervadere l`intera societa`, a risorse economiche da destinarsi specificatamente all`abbattimento definitivo, ovunque, delle barriere architettoniche, ad interventi diretti e convinti nei paesi in via di sviluppo dove la disabilita` e` spesso figlia delle guerre e di un`insufficiente, se non completamente assente, assistenza sanitaria.
E poi penso agli enormi e straordinari passi avanti compiuti dalla ricerca scientifica e dallo sviluppo tecnologico e alla necessita` di attuare quei processi che consentano a tutti I disabili di poterne fruire. Mi riferisco soprattutto della tecnologia applicata ai dispositivi protesici, che mi riguarda direttamente, ma parlo anche del contributo portato dall`ingegneria alla medicina che ha reso possibile, per esempio, la produzione di dispositivi poco invasivi per il rilascio mirato dei farmaci o per il controllo di protesi sempre piu` complesse, come nel caso del cuore artificiale.

10 Giugno 2014 - Nazioni Unite, New York - Michael Lenton, Salvatore Cimmino, Alfredo Ferrante, Eugenio Guglielmelli

Una cosa importante, che ho capito con il passare degli anni, e` che non si puo` combattere contro una condizione definitiva, bisogna invece in qualche modo assecondarla individuando e potenziando tutte quelle competenze che sono ancora presenti. Lo dico perche` noi disabili, lo sport, in questa direzione, puo` offrire un contributo assolutamente fondamentale.
Lo sport ha significati ed effetti che trascendono il benessere fisico intervenendo, nel caso di un disagio mentale, anche sullo sviluppo delle capacita` logiche ed intellettive e, in ogni caso, facilitando I processi di inclusione e socializzazione perche` rende possibili, anche attraverso l`aspetto ludico, esperienze di relazioni che altrimenti rischierebbero di rimanere precluse.
Sono convinto che tutti I giovani, normodotati e disabili, potrebbero trovare nello sport un punto di confronto utile ed avviare un processo di cambiamento vero e profondo nella societa`, un processo che contempli finalmente parole come integrazione e inclusione e che valorizzi le differenze e consenta a tutti di contribuire ad uno sviluppo diverso di questo nostro pianeta, uno sviluppo che non lasci ne` indietro ne` fuori piu` nessuno.

Nuotando provo sensazioni straordinarie, torno ad avere tutte e due le gambe, torno a correre, non ho impedimenti ne` fisici ne` mentali.

Vorrei che nel mondo tutti potessero correre insieme.
Grazie per avermi ascoltato, grazie alla Missione Permanente Italiana, grazie a tutti.

Salvatore Cimmino

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