Salvatore Cimmino, Padre Raffaele Mandolesi e il Vescovo di Goma Theophile Kaboy Ruboneka
Innanzitutto voglio esprimere la mia soddisfazione, e anche l’orgoglio, per essere qui in mezzo a voi e per l’affetto che, ancora una volta, avete voluto dimostrarmi.
Il sostegno che ricevo in giro per il mondo mi permette di lavorare con convinzione e entusiasmo.
Sono questi momenti, di partecipazione, di condivisione che contribuiscono in larga misura alla costruzione di una società più consapevole, più attenta, più sensibile e più accogliente nei confronti delle persone con disabilità.
Sono onorato e profondamente emozionato di avere qui con noi oggi Monsignor Theophile Kaboy Ruboneka, Vescovo di Goma, capoluogo del Nord-Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo.
Durante la celebrazione che segnò il passaggio della sua guida pastorale alla diocesi, auspicò: “Che il Nord-Kivu cessi di essere la provincia della guerra, delle violenze sessuali, del disonore, e diventi il granaio del Congo dei grandi laghi, il granaio dell’Africa centrale”.
Scelse come motto episcopale: “Che abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.
Le grandi sfide della storia possono essere vinte solo con l’impegno di tutti.
L’importanza di conoscere e far conoscere il mondo dei cosiddetti “poveri” può arricchire più di quanto si possa immaginare.
Gli scambi con le popolazioni del sud del mondo, con le loro culture e le loro aspettative, aprono un orizzonte di arricchimento culturale a noi che possediamo tante cose.
Capiamo finalmente che non sono le cose, ma la comunione con le persone a dare gioia e significato alle nostre esistenze spesso rinchiuse nell’individualismo.
La prossima sarà la tappa del “fare”, ho scelto la Repubblica Democratica del Congo perché questo paese è stato penalizzato da due guerre “importate” dall’esterno e che hanno causato la morte di quattro milioni di persone, di centinaia di migliaia di persone mutilate, e una situazione economica tra le più povere e instabili della Terra.
La proposta progettuale di questa tappa si prefigge l’obiettivo di migliorare le condizioni sanitarie dei bambini e degli adolescenti con disabilità di Goma attraverso la cura e l’assistenza nella riabilitazione, nella scolarizzazione e nella formazione professionale.
Certamente è un progetto molto ambizioso, ma ciò nonostante mi impegnerò con tutte le mie forze, con le mie umili possibilità perché si realizzi.
Migliorare e garantire le condizioni sanitarie d’eccellenza e la cura dei bambini e degli adolescenti con disabilità del centro disabili di Goma è un dovere del mondo occidentale.
Il sistema sanitario pubblico congolese si trova oggi in condizioni estremamente precarie dal punto di vista strutturale e finanziario e non è in condizione di far fronte alle necessità di prevenzione, di assistenza e di cura per gran parte della popolazione.
Secondo la banca mondiale, in Repubblica Democratica del Congo, il 90% della popolazione, ha scarso o nessun accesso alle cure sanitarie e la distanza dalle strutture esistenti, rende in molti casi,estremamente difficili l’ accesso adeguato alle cure e all’ assistenza.
Ecco perché è necessario e urgente rafforzare le capacità di intervento e di sostegno in favore dei bambini e degli adolescenti con disabilità assistiti, in modo da scongiurare il loro abbandono da parte dei familiari.
Infatti uno dei problemi più gravi è di natura culturale: là dove nasce un bambino e/o diviene per cause successive disabile, la famiglia lo nasconde e/o l’ abbandona per la vergogna.
Innanzitutto voglio esprimere la mia soddisfazione, e anche l’orgoglio, per essere qui in mezzo a voi e per l’affetto che, ancora una volta, avete voluto dimostrarmi.
Il sostegno che ricevo in giro per il mondo mi permette di lavorare con convinzione e entusiasmo.
Sono questi momenti, di partecipazione, di condivisione che contribuiscono in larga misura alla costruzione di una società più consapevole, più attenta, più sensibile e più accogliente nei confronti delle persone con disabilità.
Sono onorato e profondamente emozionato di avere qui con noi oggi Monsignor Theophile Kaboy Ruboneka, Vescovo di Goma, capoluogo del Nord-Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo.
Durante la celebrazione che segnò il passaggio della sua guida pastorale alla diocesi, auspicò: “Che il Nord-Kivu cessi di essere la provincia della guerra, delle violenze sessuali, del disonore, e diventi il granaio del Congo dei grandi laghi, il granaio dell’Africa centrale”.
Scelse come motto episcopale: “Che abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.
Le grandi sfide della storia possono essere vinte solo con l’impegno di tutti.
L’importanza di conoscere e far conoscere il mondo dei cosiddetti “poveri” può arricchire più di quanto si possa immaginare.
Gli scambi con le popolazioni del sud del mondo, con le loro culture e le loro aspettative, aprono un orizzonte di arricchimento culturale a noi che possediamo tante cose.
Capiamo finalmente che non sono le cose, ma la comunione con le persone a dare gioia e significato alle nostre esistenze spesso rinchiuse nell’individualismo.
La prossima sarà la tappa del “fare”, ho scelto la Repubblica Democratica del Congo perché questo paese è stato penalizzato da due guerre “importate” dall’esterno e che hanno causato la morte di quattro milioni di persone, di centinaia di migliaia di persone mutilate, e una situazione economica tra le più povere e instabili della Terra.
La proposta progettuale di questa tappa si prefigge l’obiettivo di migliorare le condizioni sanitarie dei bambini e degli adolescenti con disabilità di Goma attraverso la cura e l’assistenza nella riabilitazione, nella scolarizzazione e nella formazione professionale.
Certamente è un progetto molto ambizioso, ma ciò nonostante mi impegnerò con tutte le mie forze, con le mie umili possibilità perché si realizzi.
Migliorare e garantire le condizioni sanitarie d’eccellenza e la cura dei bambini e degli adolescenti con disabilità del centro disabili di Goma è un dovere del mondo occidentale.
Il sistema sanitario pubblico congolese si trova oggi in condizioni estremamente precarie dal punto di vista strutturale e finanziario e non è in condizione di far fronte alle necessità di prevenzione, di assistenza e di cura per gran parte della popolazione.
Secondo la banca mondiale, in Repubblica Democratica del Congo, il 90% della popolazione, ha scarso o nessun accesso alle cure sanitarie e la distanza dalle strutture esistenti, rende in molti casi,estremamente difficili l’ accesso adeguato alle cure e all’ assistenza.
Ecco perché è necessario e urgente rafforzare le capacità di intervento e di sostegno in favore dei bambini e degli adolescenti con disabilità assistiti, in modo da scongiurare il loro abbandono da parte dei familiari.
Infatti uno dei problemi più gravi è di natura culturale: là dove nasce un bambino e/o diviene per cause successive disabile, la famiglia lo nasconde e/o l’ abbandona per la vergogna.
Salvatore Cimmino, Michael Lenton, il Vescovo Theophile Kaboy Ruboneka, Padre Raffaele Mandolesi e Suor Serena
Un disabile ha diritto di ricevere massimo rispetto e considerazione, ha diritto pieno alla stessa dignità di tutti gli esseri umani.
Molto spesso una persona disabile sviluppa un’umanità più ricca, una consapevolezza di sé e del mondo che lo circonda più profonda, un atteggiamento verso la vita più equo, più appropriato.
Ray Charles sosteneva che le cose ci sono date affinché le trasformiamo in qualcosa di prezioso, Lui divenne cieco da bambino ma questo non gli impedì, anzi lo aiutò a diventare uno dei più grandi musicisti di sempre. Diceva: la musica ce l’ho nel sangue, ma l’energia e la gioia sono state lo strumento con cui ho suonato una vita meravigliosa. Ray non è stato un caso isolato: artisti, scienziati, politici hanno convissuto e continuano a convivere con la disabilità che non gli ha impedito di realizzare i loro sogni.
In conclusione, mi appello a quelle realtà che operano nel mondo dell’assistenza e della riabilitazione protesica, perché facciano un passo avanti, cooperino e contribuiscano alla trasformazione della sofferenza di tanti bambini e adolescenti con disabilità del Centro protesi di Goma, in gioia di vivere.
Molto spesso una persona disabile sviluppa un’umanità più ricca, una consapevolezza di sé e del mondo che lo circonda più profonda, un atteggiamento verso la vita più equo, più appropriato.
Ray Charles sosteneva che le cose ci sono date affinché le trasformiamo in qualcosa di prezioso, Lui divenne cieco da bambino ma questo non gli impedì, anzi lo aiutò a diventare uno dei più grandi musicisti di sempre. Diceva: la musica ce l’ho nel sangue, ma l’energia e la gioia sono state lo strumento con cui ho suonato una vita meravigliosa. Ray non è stato un caso isolato: artisti, scienziati, politici hanno convissuto e continuano a convivere con la disabilità che non gli ha impedito di realizzare i loro sogni.
In conclusione, mi appello a quelle realtà che operano nel mondo dell’assistenza e della riabilitazione protesica, perché facciano un passo avanti, cooperino e contribuiscano alla trasformazione della sofferenza di tanti bambini e adolescenti con disabilità del Centro protesi di Goma, in gioia di vivere.
Con Affetto
Saslvatore Cimmino
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