martedì 14 giugno 2011
Futuro bionico
Catastrofi naturali come i recenti terremoti in Giappone, Cile, Haiti e Cina, ma anche tragedie provocate dall’uomo, si pensi alle guerre e alle mine, che colpiscono anche a distanza di anni, incidenti stradali, incidenti casalinghi, infortuni sul lavoro e patologie gravi come il cancro e il diabete provocano ogni anno innumerevoli casi di amputazione degli arti inferiori.
Cresce quindi la necessità di un intervento politico mondiale, che garantisca il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona handicappata e insieme ne promuova la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società.
Nel nostro Paese sarebbe fondamentale modificare il Nomenclatore Tariffario delle protesi e degli ausili, il documento che elenca gli ausili e i presidi tecnologici forniti dal Servizio Sanitario Nazionale alle persone con Disabilità. Il Tariffario, datato 1992, non tiene conto dei risultati che la tecnologia ha raggiunto in questi ultimi 20 anni e quindi non è in grado di garantire ai disabili quegli evidenti benefici derivati dal progresso della ricerca scientifica, a differenza di quanto avviene invece per il prontuario farmaceutico che, come è ovvio, viene costantemente aggiornato.
È importantissimo sostenere la ricerca scientifica anche nel campo protesico, per migliorare la qualità della vita di tutti quei pazienti che necessitano di un dispositivo a sostituzione dell’arto mancante. Allo stato attuale i risultati ottenuti sono molto incoraggianti e proprio per questo non è il momento di arrendersi.
Basti pensare, per esempio, al caso di un progetto sperimentale finanziato dall’ esercito degli Stati Uniti che migliora la condizione di chi abbia perso gli arti inferiori attraverso una tecnologia che comprende i segnali nervosi dei muscoli rimasti del paziente e li traduce in movimento robotizzato.
Lo scorso 20 aprile nella rivista The Journal of the american medical association finanziato dalle forze armate degli Stati Uniti d’ America, è stato pubblicato un progetto che ha lo scopo di migliorare le vecchie protesi agli arti inferiori con parti bioniche.
“ Recentemente abbiamo studiato il controllo neutrale delle braccia artificiali utilizzando la tecnica della reinnervazione muscolare”: è quanto scrive Levi Hargrove, ricercatore presso la Rehabilitation institute di Chicago. “Tuttavia, gli amputati agli arti inferiori sono più numerosi rispetto agli amputati degli arti superiori. Per questo abbiamo esteso la nostra ricerca per gli amputati delle gambe”.
La tecnica di reinnervazione muscolare consiste nell’utilizzare i nervi rimasti intatti dopo un’amputazione per controllare i movimenti della protesi tentando di comprendere gli stimoli provenienti dal cervello. Dunque attraverso l’elettromiografia si inviano i segnali elettrici prodotti dai muscoli ad un software in grado di riconoscerli e di manovrare di conseguenza la gamba bionica.
La sperimentazione in corso vede la partecipazione di quattro amputati transfemorali e quattro non amputati con risultati tanto positivi quanto inaspettati: tutti i volontari sono capaci di controllare il ginocchio e la caviglia di un avatar utilizzato al computer per le simulazioni partendo dalle informazioni neurali della coscia. Gli amputati hanno raggiunto il 91% di precisione dei movimenti e i non amputati l’89%.
Per dirla con le parole di Hardgrove: “C’ è molto lavoro ancora da fare, ma il futuro di un controllo più avanzato delle protesi appare luminoso”.
Salvatore Cimmino
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