giovedì 14 ottobre 2010
Alla gentile attenzione del Parlamento Italiano
Camera dei Deputati
Senato della Repubblica
Egregi Deputati e Senatori,
di destra e di sinistra, di centro destra e di centro sinistra, dipendenti e indipendenti, con la speranza di non aver omesso nessuno, vorrei che vi soffermaste su una questione divenuta consuetudine del nostro quotidiano, offensiva per l’intelligenza e la dignità umane: ci sono persone che, solo in quanto disabili, si vedono negati i diritti elementari.
il Diritto all’ Istruzione: il nostro è l’ unico paese in occidente dove la persona disabile è prevaricata: dirigenti rappresentanti del ministero dell’ Istruzione, abusando del loro potere negano a 190.000 alunni, 16.500 in più rispetto allo scorso anno, il diritto ad andare a scuola: mancano 65.000 insegnanti di sostegno per coprire i bisogni degli studenti disabili, ( dati dello stesso ministero). Nella nostra comunità accade che una madre pur di rispettare il diritto di suo figlio allo studio è costretta, per mancanza di personale, a restare a scuola per accompagnare in bagno il figlio tetraplegico per i suoi bisogni fisiologici e questo avviene a Milano, la nostra capitale finanziaria.
Il Diritto alla Salute: oggi, è sotto gli occhi di tutti, la ricerca scientifica relativa alla bio-ingegneria è veramente avanzata: le protesi di nuova generazione, fisiologicamente sempre più vicine alle funzionalità dei nostri arti, rappresentano una conquista importante per i disabili e in questa direzione il contributo e l' attenzione del nostro paese potrebbe avere una valenza fondamentale. Se non fosse per il fatto che il Nomenclatore Tariffario, strumento che regola la fornitura dei presidi protesici, non viene aggiornato dal 1992 e dunque non tiene conto dei progressi fondamentali ottenuti dalla ricerca.
Oggi per le cure di riabilitazione sosteniamo ingenti costi privati per supplire a quanto non garantito dal servizio pubblico e operiamo quotidianamente un braccio di ferro con la burocrazia per ottenere quanto invece è riconosciuto dalla legge e dal servizio sanitario nazionale.
Il Diritto al Lavoro: da sempre i rapporti tra disabili e mondo del lavoro risultano problematici. Irti di barriere sociali e ostacoli burocratici. Così per la persona disabile, al dramma delle limitazioni fisiche e psichiche si aggiunge la difficoltà di far valere i propri diritti. Legittimi e sacrosanti, regolati dalla legge 68 del marzo 1999 che ha sostituito regolamenti, leggine e circolari vecchie di oltre vent’anni. Tra gli obiettivi della nuova normativa, oltre all’assunzione a pieno titolo in aziende pubbliche e private, è previsto che l’inserimento al lavoro del disabile miri a: «valorizzare le abilità residue e le potenzialità inespresse». Ma le cose nella pratica, funzionano diversamente.
Infatti 1 azienda su 4 si preoccupa della completa integrazione del disabile. Con un’accoglienza e un inserimento adeguato, supportato da colleghi con mansioni di affiancamento. Le altre 3 aziende hanno il solo obiettivo di adempiere all’assunzione di legge. Senza mettere in atto politiche di inserimento ad hoc, quindi lontani da quanto sta scritto nella 68/1999 che enfatizza il passaggio del disabile: «da obbligo a risorsa attiva». Senza dimenticare i casi in cui alcune aziende preferiscono pagare multe risibili là dove esistono commissioni di controllo sul collocamento obbligatorio.
Illustrissimi Deputati e Senatori, in riferimento a quanto scritto non possiamo negare che si tratta di vera miopia culturale da parte di un paese come il nostro che invece, in ambito normativo, come abbiamo potuto constatare, vanta Leggi avanzatissime e, soprattutto a livello di istituzioni locali, spesso pone grande attenzione all’ integrazione e all’ assistenza delle persone disabili.
Sicuro di un Vostro sollecito riscontro, Vi porgo i miei più cordiali saluti
Salvatore Cimmino
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