( Tiberiade, Israele 04 – 09 maggio 2010 )
Quella che sto per raccontarvi è un’esperienza che rimarrà in modo indelebile nel mio cuore. Dal 4 al 9 maggio ho condiviso emozioni, gioia, commozione e momenti di preghiera con persone travolgenti, con persone che trovano la loro realizzazione nel lavorare per costruire la serenità del prossimo. Sono stati cinque giorni intensi, senza soste, e ancora oggi, a distanza di qualche giorno, sono felicemente prigioniero di un ricordo bellissimo.
La mattina del 5 maggio insieme a mio padre Ciro, a Giovanni Giordano, Filippo Tassara e Piero Abbina, cui sono profondamente grato per l’impegno profuso per il successo dell’evento, ho visitato la sede di Tsad Kadima, (in ebraico “un passo avanti”), un’associazione che ha come finalità l’integrazione dei bambini e dei ragazzi cerebrolesi nella società “normale” e per questo lavora con coraggio e caparbietà prescindendo dalla religione, dal credo o dall’appartenenza etnica dei pazienti. All’ingresso ci attendevano, insieme ad Alessandro Viterbo, co-fondatore del kibbuts, il corpo insegnanti insieme ai dirigenti, ai bambini ed ai ragazzi.
E’ stato un incontro ricco di momenti sorprendenti.
Ho potuto constatare, insieme ai miei compagni di viaggio, la passione e l’abnegazione con cui gli insegnanti, sostenuti da tecniche veramente all’avanguardia, lavorano e soprattutto la gioia con la quale si esprimono comunicando con noi.
E’ stata una vera e propria lezione vedere persone che, nonostante convivano quotidianamente con la guerra, inseguono e costruiscono con forza la pace come condizione necessaria per una vita serena.
E spontaneamente mi viene da pensare al nostro Paese, l’Italia, che non vive condizioni estreme come la Terra Santa eppure sta subendo un’altra sonora sconfitta, la chiusura dell’ospedale Santa Lucia, un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico specializzato nella riabilitazione neuromotoria di pazienti affetti da lesioni al sistema nervoso o all’apparato muscolo scheletrico. L’ospedale svolge un’intensa attività di ricerca scientifica e didattica. Spero che questa immane tragedia potrà essere evitata perché un paese che si dice civile ha il dovere di tutelare e sostenere eccellenze di questa portata.
Dopo aver lasciato Tsad Kadima, ci siamo recati presso l’Ambasciata italiana a Tel Aviv, dove siamo stati ricevuti con tutti gli onori dall’Ambasciatore Luigi Mattiolo e dal Ministro Consigliere Gabriele Altana, che hanno espresso incoraggiamento e vicinanza all’evento, garantendo la loro partecipazione.
Nel pomeriggio, raggiunti dall’Italia da Paolo Luccardi e Nora Alkabes, ci siamo trasferiti in Galilea, a Tiberiade dove, con Filippo e Giovanni, abbiamo noleggiato una barca per sostenere il primo allenamento nel lago.
E finalmente eccoci a venerdì 7 maggio, il grande giorno!
Sveglia alle 5h45 ora locale (in Israele le lancette sono un’ora avanti): dopo colazione ci siamo recati a Kafer Nahum, luogo della partenza, dove ci attendevano la troupe della Rai e Orna Shimoni, la fondatrice del kibbuts Beit Eyal, persona di una dolcezza e di una forza senza eguali, insieme ai suoi collaboratori. Quattro barche, di cui una occupata dalla Rai, ed una dalla mia fantastica squadra composta da Ciro, Giovanni, Filippo e Orna, mi hanno incoraggiato dalla prima all’ ultima bracciata.
Durante la traversata non mi sembrava di nuotare ma di volare immerso in un’atmosfera irreale; il lago piatto sembrava disegnato da un grande impressionista e, nonostante fossimo in tanti, il silenzio avvolgeva ogni cosa, interrotto solo da leggerissime folate di vento. Abbiamo provato tutti una sensazione di straordinaria vicinanza in un luogo colmo non solo di bellezza ma, soprattutto, di profondi e straordinari significati storici e spirituali.
Dopo aver percorso 16,00 km in tre ore e trentanove minuti siamo giunti ad Ein Gev accolti dai sorrisi, dagli abbracci e dalla solidarietà di fratelli e sorelle di vita: tra questi voglio ricordare Yoel, figlio di Alessandro, Piero, Paolo, Gabriele, Nora, Eyal, Noah, Shoham, Amos, Idan, Yvonnes, Yvette, Donata, Simonetta, Edna, Luigi, Marco e gli operatori della Rai che, insieme a Claudio Pagliara, ringrazio con tutto me stesso per aver voluto far conoscere al mondo che una società senza barriere e senza frontiere significa mai più guerre, mai più sopraffazione, mai più emarginazione.
Un abbraccio forte di riconoscenza e affetto va, naturalmente, alla mia “squadra” composta da Filippo Tassara, Giovanni Giordano e Ciro, mio padre.
E il pensiero corre inevitabilmente a Roma, al Circolo Canottieri Aniene, da dove tutto è partito: grazie al Presidente Giovanni Malagò, grazie al Prof. Emanuele Emmanuele insieme alla Fondazione Roma, grazie a Marco Zilia, grazie a Piero Abbina, grazie perché ancora una volta avete voluto credere in me.
In questa circostanza sono stato sostenuto anche dall’ Università della Technion di Haifa e, con estremo orgoglio dalla Selex Galileo: ringrazio con tutto il cuore.
Concludo questa indimenticabile avventura citando un ebreo illustre, Thomas Mann, il quale scriveva: “l’ interesse per le malattie è sempre e soltanto un’altra espressione dell’ interesse per la vita”
Arrivederci alla prossima tappa.
Con affetto
Salvatore Cimmino
martedì 18 maggio 2010
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