Il nostro Paese è essenzialmente privo di una politica sociale. La disabilità, per le nostre istituzioni, equivale spesso ad uno stato patologicamente irrecuperabile e, di conseguenza, è facile dedurre che su una condizione assunta come priva di potenzialità non sia razionale approntare programmi volti alla salvaguardia dei diritti e della dignità delle persone cosiddette deboli, dei disabili in particolare. Questo atteggiamento improprio nel tempo è divenuto purtroppo una peculiarità del nostro bel Paese.
E’ molto triste che la realtà m’induca a pensare che la Convenzione ONU non sia servita a nulla, perché se da un lato rende dignità allo status del disabile dall’altro mette in evidenza le contraddizioni che esistono nella realtà.
Questo stato d’animo nasce dalla consapevolezza che in questo campo di frequente vengono effettuate scelte improprie, che testimoniano, se ancora ce ne fosse bisogno, il cinismo e la distrazione di quelle istituzioni che dovrebbero rappresentare tutti ma che per miopia (culturale?) trascura i diritti e lede la dignità di oltre 5 milioni di persone.
Penso ai tagli effettuati al fondo sociale negli ultimi tre anni, grazie ai quali siamo passati dai 953 milioni stanziati per il 2007 ai 517 milioni di quest’anno, 2009, cifra peraltro erogata ad oggi solo al 50%. Questo è quanto denunciano, trasversalmente, molti amministratori che, per protesta, hanno disertato la Conferenza Stato-Regioni. Questa scelta comporterà un ulteriore ritardo per la messa in atto di quegli interventi indispensabili per una qualità di vita migliore per i disabili, e non solo.
Penso ai LEA, ma soprattutto al Nomenclatore Tariffario, lo strumento attraverso il quale il Sistema Sanitario Nazionale fornisce gli ausili ed i dispositivi protesici, oramai arcaico.
Penso inoltre al blocco del collocamento obbligatorio dei disabili nella Pubblica Amministrazione, previsto dal Decreto anticrisi del Ministro del tesoro, che mina la corretta attuazione della Legge 68 del 1999, peraltro già non rispettata dalle aziende che preferiscono pagare multe risibili là dove esistono commissioni di controllo sul collocamento obbligatorio. Queste commissioni non sono presenti su tutto il territorio nazionale per cui i fondi derivanti dalle multe, fondi che la Legge destina alla formazione professionale, agli acquisti degli ausili, all’abbattimento delle barriere architettoniche nelle abitazioni civili, sono sempre più esigui. E, come se non bastasse, regna il disinteresse totale sull’inserimento lavorativo dei disabili da parte dei sindacati, molto spesso …... distratti.
Nonostante tutto sono ottimista, lo devo essere, per il futuro. Nel corso di questi tre anni in giro per l’Italia prima, per l’Europa poi ho conosciuto persone straordinarie che da sempre lavorano per costruire una società capace di coniugare le esigenze di tutti.
E’ molto triste che la realtà m’induca a pensare che la Convenzione ONU non sia servita a nulla, perché se da un lato rende dignità allo status del disabile dall’altro mette in evidenza le contraddizioni che esistono nella realtà.
Questo stato d’animo nasce dalla consapevolezza che in questo campo di frequente vengono effettuate scelte improprie, che testimoniano, se ancora ce ne fosse bisogno, il cinismo e la distrazione di quelle istituzioni che dovrebbero rappresentare tutti ma che per miopia (culturale?) trascura i diritti e lede la dignità di oltre 5 milioni di persone.
Penso ai tagli effettuati al fondo sociale negli ultimi tre anni, grazie ai quali siamo passati dai 953 milioni stanziati per il 2007 ai 517 milioni di quest’anno, 2009, cifra peraltro erogata ad oggi solo al 50%. Questo è quanto denunciano, trasversalmente, molti amministratori che, per protesta, hanno disertato la Conferenza Stato-Regioni. Questa scelta comporterà un ulteriore ritardo per la messa in atto di quegli interventi indispensabili per una qualità di vita migliore per i disabili, e non solo.
Penso ai LEA, ma soprattutto al Nomenclatore Tariffario, lo strumento attraverso il quale il Sistema Sanitario Nazionale fornisce gli ausili ed i dispositivi protesici, oramai arcaico.
Penso inoltre al blocco del collocamento obbligatorio dei disabili nella Pubblica Amministrazione, previsto dal Decreto anticrisi del Ministro del tesoro, che mina la corretta attuazione della Legge 68 del 1999, peraltro già non rispettata dalle aziende che preferiscono pagare multe risibili là dove esistono commissioni di controllo sul collocamento obbligatorio. Queste commissioni non sono presenti su tutto il territorio nazionale per cui i fondi derivanti dalle multe, fondi che la Legge destina alla formazione professionale, agli acquisti degli ausili, all’abbattimento delle barriere architettoniche nelle abitazioni civili, sono sempre più esigui. E, come se non bastasse, regna il disinteresse totale sull’inserimento lavorativo dei disabili da parte dei sindacati, molto spesso …... distratti.
Nonostante tutto sono ottimista, lo devo essere, per il futuro. Nel corso di questi tre anni in giro per l’Italia prima, per l’Europa poi ho conosciuto persone straordinarie che da sempre lavorano per costruire una società capace di coniugare le esigenze di tutti.
Salvatore Cimmino
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