Sabato scorso, ad Orvieto, presso la Sala Consiliare del Comune, ho presentato l’ottava tappa del mio personale giro del mondo a nuoto.
Per questa opportunità desidero ringraziare il Sindaco Antonio Concina, il Vice Sindaco Roberta Tardani, un amico carissimo, Felice Zazzaretta, e la Presidente della UISP Orvieto Fabrizia Mencarelli che hanno voluto accogliermi con immenso affetto in una terra meravigliosa che, ormai, sta diventando un po’ anche la mia terra proprio per la solidarietà e la vicinanza che vi ho trovato.
Desidero altresì ringraziare il mio collega e amico Michael Lenton, il prof. Adelio Salsano, il Vice Ambasciatore Australiano Douglas Tappert per la loro testimonianza e la loro condivisione al progetto per me importantissimo: A nuoto nei mari del globo, per un mondo senza barriere e senza frontiere.
La vita dei disabili, la nostra vita, diversamente da quanto spesso si è portati a credere, non è né senza senso e neanche senza scopo. Le difficoltà cha incontriamo nel gestire la quotidianità sono spesso accresciute da un problema di tipo culturale che condiziona le relazioni tra disabili e normodotati creando una distanza che impedisce l’integrazione. I giovani disabili, in particolare, si trovano a dover risolvere, oltre ai problemi di tipo pratico derivanti dal loro specifico problema, anche un enorme groviglio psicologico che è tipico dell’età adolescenziale ma che viene amplificato dall’incapacità di gestire una diversità vissuta come un impedimento, ingiusto e doloroso, ad una vita piena e serena.
In Italia, oggi, per combattere la diffidenza e l’emarginazione è fondamentale che ognuno di noi, con le sue modalità e le sue competenze, si impegni per aiutare anche la politica a recuperare quella fondamentale progettualità che potrebbe davvero rappresentare la risposta al declino dei rapporti umani. Dico questo perché è necessario arrivare a capire che la disabilità può se non completamente annullarsi diventare però, in alcuni casi, molto più facilmente gestibile grazie agli enormi passi avanti compiuti dalla ricerca scientifica e dallo sviluppo tecnologico.
Il settore della protesica sta compiendo passi da gigante – basti pensare alle BioProtesi che, sostituendosi alle invasive protesi metalliche tradizionali, apriranno nuove prospettive nel settore chirurgico – e ogni mese c’è qualche fantascientifica novità da annunciare.
L’ultima novità nel campo della neuroprostetica arriva dagli Stati Uniti, dal team di ricercatori del Center for Neuroengineering della Duke University, che hanno annunciato di aver sviluppato la prima interfaccia cervello-macchina in grado di ristabilire la mobilità in pazienti paralizzati.
Combatto perché le conquiste della tecnologia diventino accessibili a quante più persone possibili, per alleviare le sofferenze e consentire ai disabili di sfruttare pienamente le capacità e le competenze che possiedono, per poterle mettere a disposizione della società nella quale vivono e lavorano diventando, a pieno titolo, cittadini come tutti gli altri.
La prossima settimana partirò per l’Australia, sono certo che anche in questo Paese lontano, come già in Africa, in Nuova Zelanda, negli Stati Uniti e ovunque sono andato, troverò accoglienza e solidarietà e, soprattutto, troverò l’occasione per urlare, bracciata dopo bracciata, questo bisogno di giustizia e di equità.
Un forte abbraccio
Salvatore Cimmino