mercoledì 3 ottobre 2012
Un ponte di speranza
“Doppio successo in America per Salvatore Cimmino, il nuotatore disabile di Torre Annunziata protagonista del progetto “A nuoto nei mari del globo“ per sensibilizzare l`opinione pubblica sull`importanza della ricerca per abbattere in tutto il mondo gli ostacoli all`inserimento dei disabili nella società.
Cimmino vince infatti la sfida nella baia di Boston – una nuotata di 30 chilometri in acque fredde e difficili – conquistando letteralmente il pubblico e i media locali che, sulla scia dell`eco delle sue precedenti imprese, hanno sostenuto con forza la sua causa. Un successo che lo stesso sindaco di Boston, Thomas M. Menino, ha voluto ufficializzare ieri, consegnando a nome della città uno speciale riconoscimento al coraggio e alla passione del “campione italiano“.
Leggere quest’articolo dell’agenzia di stampa ADN Kronos a firma di Simona Bonini, e riportato dai maggiori siti del web, m’incoraggia ancora di più a proseguire, convinto, su questa strada; vorrei chiedere alla città di Boston di sostenermi ancora per aiutare Simona a realizzare il suo sogno, che è quello di guidare un’auto per migliorare la sua mobilità e rendere efficace il suo contributo alla società come avvocato. Mi rivolgo a Boston perché è una città con una straordinaria organizzazione urbanistica, a misura di ogni essere umano e davvero vorrei che il mondo intero potesse, e volesse, seguire l’esempio dei suoi amministratori per far nascere altre dieci, cento, mille Boston.
E ho ancora un altro obiettivo e un’altra speranza: vorrei sostegno e interesse per l’ultima tappa del mio progetto “A nuoto nei mari del globo”, quando approderà a New York per circumnavigare l’isola di Manhattan. Con queste “maratone”, ormai lo sapete, sono tanti gli obiettivi che mi prefiggo e non ultimo, in questo momento, nel mio cuore c’è Goma, in Congo, ci sono i bambini dell’orfanotrofio di Padre Paolo e gli amputati del Centro protesico. Vorrei davvero portare un aiuto concreto, vorrei poter restituire a tutte le persone che lì ho incontrato un po’ di quella gioia immensa che tutti loro sono stati capaci di trasmettermi. Proprio in queste ore in Congo si vivono momenti di paura, la guerra assedia popolazioni già stremate da mille difficoltà e ostacoli di ogni natura: voglio esprimere a tutti gli amici che lì vivono e operano la mia vicinanza più affettuosa stringendoli in un abbraccio fortissimo.
Partendo dalla mia condizione di disabile e dall’esperienza di vita che ne è seguita, sono entrato in contatto con quella parte del mondo che da sempre si occupa di integrare nella società le persone che affrontano il quotidiano, le relazioni affettive, il lavoro, la vita con maggiore fatica rispetto a quelle normodotate, e ci è riuscita. Le stesse possibilità vorrei che venissero offerte al resto del mondo.
Sono molte le condizioni che privano la persona con disabilità di quella dignità necessaria a una vita piena e realizzata: piccole cose e grandi cose, una rampa mancante che impedisce l’accesso a un luogo, un ascensore stretto che non consente l’entrata a una sedia a rotelle, un semaforo privo del segnale acustico necessario alla deambulazione per un non vedente.
E ancora: il pregiudizio negli occhi di un cosiddetto normodotato, che paralizza e mortifica la persona con disabilità, l’ incapacità culturale dei genitori che non insegnano ai figli i principi di accoglienza e solidarietà, la miopia di molti governi che non capiscono il potenziale, reale e concreto, dell’ inserimento delle persone con disabilità nel mondo del lavoro.
Nel mondo le persone con disabilità, secondo l’ONU, sono circa 750 milioni, e se a queste vengono aggiunti i loro familiari, il numero delle persone coinvolte dal tema disabilità arriva ad oltre 2 miliardi, un terzo della popolazione mondiale.
Sia nei Paesi poveri sia in quelli ricchi le persone con disabilità sono generalmente più povere e rappresentano un quinto delle persone che vivono sotto la soglia di un dollaro al giorno, prive di cibo, acqua pulita, vestiti, alloggio. Sempre secondo i dati riportati dall’ONU, le persone con disabilità rappresentano il 10 per cento della popolazione mondiale.
Durante la mia permanenza a Boston sono stato ospite dell’azienda del Professor Hugh Herr, I Walk, dove, ho avuto la possibilità di provare la sua caviglia bionica: le sensazioni sono state incredibili, sembrava che camminassi con il mio piede, per questo gliene ne sarò per sempre grato.
Per esperienza personale posso con assoluta certezza affermare che la qualità di una protesi può veramente cambiare la nostra vita!
Un abbraccio forte di riconoscenza e affetto va a quanti mi hanno permesso di trasmettere il mio messaggio e il pensiero corre inevitabilmente a Filippo Frattaroli, Alberto Mustone e a Domenico Susi, persone straordinarie che hanno voluto accogliermi con un affetto e un’amicizia davvero rari. La mia permanenza a Boston, grazie a loro, è diventata un’esperienza tra le più belle e significative della mia vita.
E ancora, a Marialberto Mensa, al Console Generale Giuseppe Pastorelli, Greg O’ Connor, Elaine K. Howley, a Ken Goldman, Paul Parravano, al mio allenatore Filippo Tassara e a Giovanni Giordano, a Nicola Orichuia e a tutta Boston che ha voluto condividere questo mio percorso di speranza, grazie!
Con Affetto
Salvatore Cimmino
A bridge of hope
“Double success in America for Salvatore Cimmino, the disabled swimmer from Torre Annunziata, Italy, and for his ” Swimming in the seas of the globe ” project, whose goal is to reach out to the public on`the importance of research to reduce the obstacles that prevent social integration of the disabled.
Cimmino won his challenge in the Boston Bay, a 30 km swim in cold and difficult waters, literally conquering the public and the local media, which have strongly supported his cause as in his previous successful legs. A success that the mayor of Boston, Thomas M. Menino, wanted to formalize yesterday, delivering on behalf of the city a special recognition of the courage and the passion of the “Italian champion”.
Reading this ADN Kronos news agency brief by Simona Bonini, and reported by the major sites on the web, encourages me to continue even further on my path: I wish to ask the city of Boston to support me again to help me to realize Simona’s dream, which is to drive a car to improve her mobility, and to make her effective contribution to society as a lawyer. I ask Boston because it is a city with an extraordinary urban organization, suitable for every human being, and I really wish the whole world could and wanted to follow the example of its political leaders, to give birth to another ten, hundred, thousand Bostons.
I still have another goal and another hope: I need support and interest for the last stage of my project “Swimming in the seas of the globe,”, when I will arrive in New York to circumnavigate the island of Manhattan. With these “marathons”, as you are aware by now, there are many goals that I set and last but not least, at this moment, in my heart there is Goma, Congo. There are the children of Father Paul’s orphanage and the amputees of the prosthetic center. I wish I could bring concrete help, so that I could give back to all the people that I met there a little of the great joy that they were able to give me. Currently in Congo they are living in fear, populations are besieged by war and by a thousand difficulties and obstacles of every nature: I want to express my affection to all my friends who live and work there, and send them a big hug.
Based on my experience of being disabled and the life that followed, I got in touch with that part of the world that has always worked to integrate into society people who face their daily emotional relationships, work, life with greater difficulty than those without disabilities, and they have succeeded. I wish the same opportunities could be offered to the entire world.
There are many conditions that deprive the person with disabilities of the dignity that is necessary to live a fully realized life: small things and big ones: missing a flight that prevents access to a place, a narrow elevator that does not allow entry to a wheelchair, crossing a traffic light without the beep for a blind person.
And again, the prejudice in the eyes of a so-called normal person, which paralyzes and demeans the person with disabilities, the cultural emptiness of parents who do not teach their children the principles of hospitality and solidarity, the myopia of many governments who do not understand the potential, real and concrete, deriving from including people with disabilities in the labor market.
According to the UN, there are about 750 million disabled people around the world, and if you add their families, the number of people involved in disability issues reaches over 2 billion, a third of the world population.
Both in poor and rich countries, people with disabilities are generally poorer and they are a fifth of those living with under one dollar a day, without food, clean water, clothing and shelter. As reported by the UN, people with disabilities account for 10 percent of the world population.
During my stay in Boston I was a guest of Professor Hugh Herr’s company, The Walk, where I had the chance to try his ankle bionics: the sensations were incredible, it felt like walking with my own foot, and I will be forever grateful to him for this.
From my personal experience, I can say with absolute certainty that the quality of a prosthesis can truly change our lives!
I send a big hug of gratitude to those who have allowed me to convey my message: Filippo Frattaroli, Alberto Mustone and Domenico Susi, extraordinary people who have greeted me with precious affection and friendship. My stay in Boston, thanks to them, has been one of the most beautiful and meaningful experiences in my entire life.
To Marialberto Mensa, to the Consul General Giuseppe Pastorelli, Greg O ‘Connor, Elaine K. Howley, Ken Goldman, Paul Parravano, to my coach Filippo Tassara and Giovanni Giordano, Nicola Orichuia and to all the Bostonians who have shared my journey of hope, thank you!
With affection
Salvatore Cimmino
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