2 febbraio 2008
Carissimi Amici dell' Ice Club
vi ringrazio di cuore per avermi invitato a questa iniziativa, che vi fa onore perché rappresenta un segnale di vero impegno e grande passione sportiva.
Lo sport rappresenta un veicolo straordinario di integrazione per le persone con handicap, uno strumento fondamentale che consente il recupero di dimensioni di vita, anche relazionali, che ragazze e ragazzi con disabilità fisica e psichica troppo spesso non possono agire.
Nel corso di questi ultimi anni il nuoto ha decisamente cambiato la mia vita, arricchendomi di prospettive e motivazioni ma, soprattutto, migliorando in modo radicale il mio essere nel mondo, tra la gente, in famiglia, nelle relazioni con l’altro. Ho potuto mettere in campo e sperimentare risorse che limiti culturali, alimentati anche da contesti sociali spesso disattenti e arretrati, fino a quel momento mi impedivano di vedere. Ma quelle risorse c’erano, erano in me e aspettavano solo lo stimolo necessario per esprimersi pienamente.
Dico questo, partendo dalla mia esperienza personale, per sottolineare l’importanza che le amministrazioni locali, le Asl, i centri sportivi rivestono proprio nel creare quello stimolo necessario ai ragazzi diversamente abili e alle loro famiglie per uscire dall’isolamento e intraprendere, insieme, un vero cammino di integrazione con l’altro. Cammino di integrazione che porta con sé, sempre, arricchimento umano, sociale, civile.
Ho 44 anni, vivo il mio handicap da quando, all’età di quattordici anni, un osteosarcoma costrinse i medici ad amputarmi la gamba destra: trent’anni sono tanto tempo, tempo che mi ha consentito di osservare, vivendoli in prima persona, i cambiamenti che hanno percorso la società. Mi viene in mente per esempio l’evoluzione terminologica utilizzata per descrivere la mia condizione: da handicappato si è passati a portatore di handicap e, per finire, a diversamente abile. Non si è trattato però di un mero esercizio lessicale, e di certo nel corso degli anni non si è modificato il mio handicap: è cambiato però, e molto, il contesto di vita. Si è raggiunto, finalmente, un importante risultato e cioè è entrato nelle coscienze delle persone il concetto di integrazione, parola chiave che definisce un deciso passo avanti in termini di civiltà. Oggi, finalmente, si può parlare della diversità come ricchezza, risorsa, opportunità.
Non voglio negare le difficoltà che ancora si incontrano. Penso per esempio alla scuola, luogo dove ancora oggi non è possibile per tutti sviluppare abilità sportive con allenamenti regolari, programmi adeguati e gare tra atleti con capacità simili, proprio in un momento del processo evolutivo fondamentale per lo sviluppo delle ragazze e dei ragazzi. Ma l’ottimismo mi accompagna da sempre e allora mi viene più facile guardare ai risultati, tanti, che soprattutto grazie a progetti come il vostro continuano ad arrivare spronando anche noi disabili a fare e a dare di più.
La strada per il superamento delle barriere è aperta, l’integrazione è possibile, lo sport rappresenta la via per l’annullamento delle differenze, la crescita della persona e la pratica della solidarietà.
Adesso consentitemi un momento di poesia:
Lo sport rappresenta un veicolo straordinario di integrazione per le persone con handicap, uno strumento fondamentale che consente il recupero di dimensioni di vita, anche relazionali, che ragazze e ragazzi con disabilità fisica e psichica troppo spesso non possono agire.
Nel corso di questi ultimi anni il nuoto ha decisamente cambiato la mia vita, arricchendomi di prospettive e motivazioni ma, soprattutto, migliorando in modo radicale il mio essere nel mondo, tra la gente, in famiglia, nelle relazioni con l’altro. Ho potuto mettere in campo e sperimentare risorse che limiti culturali, alimentati anche da contesti sociali spesso disattenti e arretrati, fino a quel momento mi impedivano di vedere. Ma quelle risorse c’erano, erano in me e aspettavano solo lo stimolo necessario per esprimersi pienamente.
Dico questo, partendo dalla mia esperienza personale, per sottolineare l’importanza che le amministrazioni locali, le Asl, i centri sportivi rivestono proprio nel creare quello stimolo necessario ai ragazzi diversamente abili e alle loro famiglie per uscire dall’isolamento e intraprendere, insieme, un vero cammino di integrazione con l’altro. Cammino di integrazione che porta con sé, sempre, arricchimento umano, sociale, civile.
Ho 44 anni, vivo il mio handicap da quando, all’età di quattordici anni, un osteosarcoma costrinse i medici ad amputarmi la gamba destra: trent’anni sono tanto tempo, tempo che mi ha consentito di osservare, vivendoli in prima persona, i cambiamenti che hanno percorso la società. Mi viene in mente per esempio l’evoluzione terminologica utilizzata per descrivere la mia condizione: da handicappato si è passati a portatore di handicap e, per finire, a diversamente abile. Non si è trattato però di un mero esercizio lessicale, e di certo nel corso degli anni non si è modificato il mio handicap: è cambiato però, e molto, il contesto di vita. Si è raggiunto, finalmente, un importante risultato e cioè è entrato nelle coscienze delle persone il concetto di integrazione, parola chiave che definisce un deciso passo avanti in termini di civiltà. Oggi, finalmente, si può parlare della diversità come ricchezza, risorsa, opportunità.
Non voglio negare le difficoltà che ancora si incontrano. Penso per esempio alla scuola, luogo dove ancora oggi non è possibile per tutti sviluppare abilità sportive con allenamenti regolari, programmi adeguati e gare tra atleti con capacità simili, proprio in un momento del processo evolutivo fondamentale per lo sviluppo delle ragazze e dei ragazzi. Ma l’ottimismo mi accompagna da sempre e allora mi viene più facile guardare ai risultati, tanti, che soprattutto grazie a progetti come il vostro continuano ad arrivare spronando anche noi disabili a fare e a dare di più.
La strada per il superamento delle barriere è aperta, l’integrazione è possibile, lo sport rappresenta la via per l’annullamento delle differenze, la crescita della persona e la pratica della solidarietà.
Adesso consentitemi un momento di poesia:
La Libertà
La libertà non consiste certo nel gettare via la nostra vita.
Tu della tua vita, non puoi farne quel che vuoi,
perché essa appartiene a tutti.
Come una nota musicale, che fa parte di un'unica canzone;
come una parola che forma, insieme ad altre parole, un unico discorso;
come una pietra che, con altre pietre, tiene in piedi un'unica casa;
come un fiore che, con altri fiori, dipinge la bellezza di un unico prato!
La libertà è incomprensibile senza una sapienza che la spieghi e la orienti e la collochi all’ interno di una trama che le dia significato.
L’opportunità che avete voluto darmi oggi è la dimostrazione che ognuno di noi è in grado di contribuire a questo percorso e di questo voglio ancora ringraziarvi di cuore augurandovi un buon lavoro.
Tu della tua vita, non puoi farne quel che vuoi,
perché essa appartiene a tutti.
Come una nota musicale, che fa parte di un'unica canzone;
come una parola che forma, insieme ad altre parole, un unico discorso;
come una pietra che, con altre pietre, tiene in piedi un'unica casa;
come un fiore che, con altri fiori, dipinge la bellezza di un unico prato!
La libertà è incomprensibile senza una sapienza che la spieghi e la orienti e la collochi all’ interno di una trama che le dia significato.
L’opportunità che avete voluto darmi oggi è la dimostrazione che ognuno di noi è in grado di contribuire a questo percorso e di questo voglio ancora ringraziarvi di cuore augurandovi un buon lavoro.
Salvatore Cimmino